Novembre è il mese…dell’astinenza e della castità: da qualche anno, durante il penultimo mese dell’anno, sui social si ripresenta puntuale una challenge trainata soprattutto dai più giovani, dalla Generazione Z. E' No Nut November, la sfida per sensibilizzare a un approccio consapevole alla sessualità. Dal 2011 si tratta di una prova di autocontrollo e disciplina che coinvolge solamente i maschi, che dovranno evitare qualsiasi tipo di orgasmo, quindi sia con la masturbazione che con i rapporti intimi con il partner.
Cos'è il "No Nut November"
Si tratta del No Nut November (NNN) e, come spiega il portale studentesco Skuola.net, si tratta dell’invito a non avere né rapporti sessuali né a praticare la masturbazione per l’intero mese. Per sensibilizzare ad approcciarsi alla sessualità in modo consapevole. Come sappiamo, infatti, l’estrema facilità con cui tramite il web si può accedere oggi ai materiali pornografici sta portando tante persone ad abusarne. Sviluppando, in particolare tra i ragazzi, una vera e propria dipendenza. E, nei casi peggiori, un approccio "malato" al sesso.
La battaglia per un approccio sano al sesso
Fenomeni a cui, però, si sta cercando di porre rimedio: in Italia, ad esempio, attraverso la proposta di introdurre un sistema di autenticazione che certifichi la maggior età degli utenti che entrano sui siti porno. Che fa seguito all’introduzione, un anno fa, di un parental control su tutte le SIM intestate ai minori, con l’obiettivo di vietare l’accesso a questi e altri siti non convenienti per i minori direttamente dal loro smartphone. Provvedimento però aggirabile con un servizio di VPN - accessibile anche gratuitamente - oppure scavando (nemmeno troppo a fondo) su piattaforme come Telegram, Discord, X e compagnia cantante.
Anche se, c’è da dire, il nostro Paese una volta tanto non è tra i più a rischio da questo punto di vista. Ci sono nazioni messe peggio. A dircelo sono le statistiche diffuse da quello che è a tutti gli effetti il punto di riferimento quando si vuole valutare la presa dell’hard sulle persone: Pornhub, di gran lunga la piattaforma per adulti con più visitatori al mondo e che quindi può rappresentare un attendibile metro di paragone.
Italiani e porno: un rapporto stretto ma non drammatico
Due, in particolare, gli indicatori che ci possono aiutare a inquadrare meglio il fenomeno: il numero degli accessi mensili nelle varie nazioni e il tempo medio di permanenza sul sito per ogni sessione. E, in entrambi i casi, abbiamo poco da lamentarci. Specie in rapporto agli altri.
Come evidenzia un’analisi dei dati effettuata sempre da Skuola.net, riguardo al primo punto - le visite per mese - tra i 25 grandi Paesi monitorati l’Italia è nella parte destra della classifica, al 16esimo posto. Prendendo ad esempio gennaio 2024, alle nostre latitudini il sito ha registrato circa 183 milioni di accessi. In pratica, è come se - escludendo i più piccoli e i troppo adulti - ogni italiano fosse andato alla ricerca di video porno quasi 4 volte al mese, una volta a settimana. Numeri notevoli, ma non esagerati.
Per avere un termine di confronto, al vertice della classifica ci sono gli Stati Uniti, con quasi 3,2 miliardi di accessi mensili. Certo, lì la popolazione è molto più ampia, grossomodo 340 milioni di persone. Ma, facendo la stessa proporzione di prima, in questo caso la media degli accessi mensili si aggira attorno ai 10 pro capite al mese, più del doppio.
All'estero la situazione è quasi sempre... peggiore
E, anche osservando le altre nazioni che ci sono davanti, il numero delle “fruizioni” medie mensili quasi mai è più basso di quello italiano. Per la cronaca, in termini assoluti, prima di noi ci sono: Indonesia (seconda con 765 milioni di accessi nei trenta giorni), Brasile (terzo con 502 milioni di connessioni a Pornhub), Francia (quarta con 469 milioni), Filippine (con 453 milioni di visite al mese sono quinte). E poi: Giappone (396 milioni), Canada (330), Messico (322), India (285), Spagna (269). E, ancora: Regno Unito (269 milioni), Polonia (256), Australia (225), Germania (222), Singapore (199).
Dietro l’Italia - tra i Paesi considerati dall’analisi - ci sono solo Colombia (172 milioni di connessioni mensili), Ucraina (168), Paesi Bassi (163), Argentina (144), Malesia (138), Egitto (135), Vietnam (124), Russia (110). Ultimo è il Cile, fermo a poco più di 100 milioni (precisamente 108). Stessa cosa per il tempo di permanenza per ogni accesso. L’Italia, con 9 minuti e 57 secondi, è al di sotto della media globale, che è di 10 minuti e 9 secondi. E, complessivamente, il nostro Paese è al terz’ultimo posto tra i quindici Paesi censiti, assieme agli Stati Uniti. Dietro di noi solo Argentina (9 minuti e 44 secondi) e Spagna (9 minuti e 38 secondi).
In vetta a questa classifica troviamo le Filippine, con una visione media di 11 minuti e 15 secondi a volta. A seguire il Giappone, praticamente con lo stesso risultato (11’14’’, secondo) e l’Egitto (10’48’’). Sopra la media ci sono pure: Paesi Bassi (10’38), Germania (10’31’’), Regno Unito (10’22’’). Sotto media, ma con un risultato peggiore dell’Italia, abbiamo anche: Francia (10’07’’), Svezia (10’04’’), Polonia (10’02’’), Ucraina (10’01’’) e Canada (9’59’’).