Il caso

Migranti, il Tribunale di Bologna rinvia i "Paesi sicuri" alla Corte Ue

I giudici portano il paradosso della Germania nazista: "Era sicura per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca, a eccezione di ebrei, omosessuali, oppositori politici e rom". Salvini contro le toghe: "Se si sentono nella sede di Rifondazione comunista, si tolgano la toga e si candidino"

Il Tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia europea il decreto del governo sui "Paesi sicuri", approvato sul caso del blocco dei trasferimenti di migranti in Albania. Si chiede quale sia il parametro in base al quale individuare i "Paesi sicuri" e se, in caso di contrasto, prevalga la normativa europea. Il rinvio nell'ambito di un ricorso promosso da un richiedente asilo del Bangladesh contro la commissione per il riconoscimento di protezione.

Il paradosso della Germania nazista -

 Il Tribunale contesta il principio per cui potrebbe definirsi sicuro un Paese in cui la maggioranza dei cittadini viva in condizioni di sicurezza, visto che il sistema di protezione internazionale si rivolge alle minoranze. E propone il paradosso che la Germania nazista che era sicura per quasi tutti i tedeschi a eccezione di ebrei, omosessuali, oppositori politici e rom.

Il caso del Bangladesh -

 Il tribunale chiede se, in base a questa definizione, l'ordinamento europeo continui a essere prevalente sulla legge italiana. E fa esplicito riferimento al caso del Bangladesh, partendo proprio dal procedimento che ha innescato il rinvio, ricordando che i casi in cui si riscontra la necessità di una protezione internazionale sono legati all'appartenenza alla comunità Lgbtqi+, alle vittime di violenza di genere, alle minoranze etniche e religiose, senza dimenticare i cosiddetti sfollati climatici.

Il tribunale: "Atto politico" -

 Lo spirito del decreto, suggerisce il tribunale, avrebbe quindi il carattere di "un atto politico, determinato da superiori esigenze di governo del fenomeno migratorio e di difesa dei confini, prescindendo dalle informazioni e dai giudizi espressi dai competenti uffici ministeriali in ordine alle condizioni di sicurezza del Paese designato".

L'attacco di Salvini ai giudici -

"Se qualcuno, invece di essere in tribunale, si sente nella sede di Rifondazione comunista, si tolga la toga, si candidi alle elezioni e faccia politica", dice il vicepremier Matteo Salvini. "Non possono esserci i giudici che smontano la sera quello che altri fanno la mattina - prosegue il leader leghista -. Siamo anche stufi di lavorare, come ci chiedono i cittadini, per portare più sicurezza, per avere poi qualche giudice comunista, questo è, che ritiene che i confini non servano e che le leggi non servano, e che ognuno ha diritto a fare quello che vuole".

Le opposizioni -

 Per Riccardo Magi di +Europa, invece, "Meloni e Piantedosi stanno provando per l'ennesima volta a bypassare gli obblighi derivanti dal diritto europeo che loro stessi sanno essere insuperabili. Altro che vittime: sono loro che vanno deliberatamente allo scontro frontale con la magistratura". Sulla stessa linea anche Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana: "Quando non ci si vuole rendere conto della realtà, quando ogni occasione è buona per fare pessima propaganda, quando si decide di non rispettare le norme internazionali, è evidente che prima o poi ci si ritrova nei pasticci".

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