per illustrare la nuova legge di bilancio

Manovra, Giorgia Meloni convoca i sindacati: l'incontro il 5 novembre

Una settimana dopo (il 13 novembre) il premier vedrà anche Confindustria

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Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha convocato i sindacati per un confronto sulla Manovra, il 5 novembre alle 16:45 a Palazzo Chigi. All'incontro sono stati invitati i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Landini, Sbarra e Bombardieri e il segretario generale dell'Ugl Paolo Capone, oltre a rappresentanti di altre sigle. Inizialmente l'incontro era previsto per il giorno prima, il 4 novembre, ma il governo ha chiesto di spostarlo di 24 ore.

All'incontro sul disegno di legge di Bilancio - secondo quanto indicato nella lettera inviata dal sottosegretario Alfredo Mantovano - sarà presente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e una delegazione governativa. L'invito, che non contiene alcuna sigla degli imprenditori che come è accaduto negli ultimi anni vengono ricevuti separatamente, è stato inviato: ai segretari generali della Cgil Maurizio Landini, della Cisl Luigi Sbarra, della Uil Pierpaolo Bombardieri, dell'Ugl Francesco Paolo Capone, della Cisal Francesco Cavallaro, di Confedir Michele Poerio, di Confintesa Franesco Prudenziano, di Confsal Angelo Raffaele Margiotta; ai presidente di Cida Stefano Cuzzilla e di Ciu Gabriella Ancora; a Franesco Rizzo dell'esecutivo nazionale confederale Usb.

La commissione Bilancio della Camera si riunisce per i primi passaggi tecnici: la verifica della congruità dei contenuti del testo, poi un ufficio di presidenza dovrà fissare un calendario di massima. Contemporaneamente il Senato esaminerà il decreto fiscale collegato, che anticipa alcune coperture, interviene sulla platea del ravvedimento speciale e assegna le eventuali maggiori entrate del concordato "prioritariamente" alla riduzione delle aliquote Irpef". Anche se i margini sono stretti, nella maggioranza si lavora alle modifiche, dalle pensioni alla abolizione della sugar tax. E il vicepremier Antonio Tajani bacchetta il Mef per la norma che prevede la presenza di revisori dei conti del ministero nelle aziende che ricevono finanziamenti dello Stato, "voluta forse da qualche burocrate del Mef" ma "non serve un sistema che rischia di trasformare il Mef nella Stasi".

Confindustria pronta al dialogo con il governo -

 "Per noi la parola chiave in questa legge di Bilancio sono gli investimenti": anche con il testo chiuso e pronto per cominciare il suo cammino alla Camera, il presidente di Emanuele Orsini Confindustria continua a chiedere una manovra più incisiva sul fronte della crescita. "Abbiamo bisogno di rimettere al centro l'attrattività del nostro paese per chi ci guarda da fuori - sottolinea Orsini - ma anche di mettere nelle condizioni le nostre imprese di essere ancora più competitive verso le imprese dell'Europa" e per questo "stiamo spingendo su un Ires premiale, chiedendo che dal 24% si possa arrivare al 19% per premiare le aziende che pagano le tasse in questo Paese", incalza, spiegando che su questo va avanti il dialogo con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. "Stiamo interloquendo", conferma Orsini, parlando all'assemblea degli industriali di Torino e confermando di essere in contatto con il ministro Giorgetti. 

Al pressing di Confindustria si unisce la protesta dell'Anfia, associazione delle imprese della filiera automobilistica, e dei sindacati metalmeccanici, che lamentano la decurtazione "di oltre 4,6 miliardi di euro del 'fondo automotive' destinato all'adozione di misure a sostegno della riconversione della filiera". Per l'Anfia si tratta di "un inaccettabile fulmine a ciel sereno" e "l'auspicio è quello di vedere fortemente ridotto il taglio nell'iter di approvazione della manovra in Parlamento. In caso contrario, questo tragico ridimensionamento delle risorse, segnerebbe una profonda frattura nella fin qui ottima collaborazione tra la filiera ed il governo". I segretari di generali di Fim, Fiom e Uilm, Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, dopo lo sciopero di 10 giorni fa ribadiscono la richiesta di un incontro a Palazzo Chigi. "Una scelta assurda, uno schiaffo in faccia all'industria e ai lavoratori del settore automotive", per il Pd che attacca parlando di "distanza abissale tra l'industrialismo a chiacchiere" e "le scelte concrete dell'esecutivo".