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Nuova enciclica di Papa Francesco: "Recuperare l'importanza del cuore"

Dilexit nos (Ci ha amati) conta 40 pagine, più sei di note, nel testo originale in spagnolo; cinque i capitoli e 220 i paragrafi

"Per esprimere l'amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore. Alcuni si domandano se esso abbia un significato tuttora valido. Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l'importanza del cuore". E' il concetto espresso all'inizio di Dilexit nos (Ci ha amati), la quarta enciclica di Papa Francesco (contando anche la Lumen fidei a quattro mani con Benedetto XVI) dedicata all'"amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo".

Quaranta pagine più sei di note le dimensioni del testo nell'originale in spagnolo. Cinque i capitoli e 220 i paragrafi. "In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte", spiega il Pontefice.

"Ma ci muoviamo in società di consumatori seriali che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l'interiorità richiede. Nella società di oggi, l'essere umano 'rischia di smarrire il centro, il centro di se stesso'", aggiunge. In altre parole, "manca il cuore".

L'enciclica sul culto del Sacro Cuore di Gesù raccoglie, come preannunciato a giugno, "le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale". La spiritualità di santi come Ignazio di Loyola (accettare l'amicizia del Signore è una questione di cuore) e John Henry Newman (il Signore ci salva parlando al nostro cuore dal suo sacro Cuore) ci insegna, scrive papa Francesco, che "davanti al Cuore di Gesù vivo e presente, la nostra mente, illuminata dallo Spirito, comprende le parole di Gesù". E questo ha conseguenze sociali, perché il mondo può cambiare "a partire dal cuore".

Nel testo viene approfondita anche la dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo, che, nel momento in cui "ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli". Infatti l'amore per i fratelli è il "gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore". Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda che l'impegno missionario di San Charles de Foucauld lo rese "fratello universale": "Lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l'umanità sofferente".

Francesco parla poi della "riparazione", come spiegava San Giovanni Paolo II: "Offrendoci insieme al Cuore di Cristo, 'sulle rovine accumulate dall'odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell'amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo'". L'enciclica ricorda ancora con San Giovanni Paolo II che "la consacrazione al Cuore di Cristo 'è da accostare all'azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno'".

"Di conseguenza, attraverso i cristiani, 'l'amore sarà riversato nei cuori degli uomini, perché si edifichi il corpo di Cristo che è la Chiesa e si costruisca anche una società di giustizia, pace e fratellanza'". Per evitare il grande rischio, sottolineato da San Paolo VI, che nella missione "si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l'amore di Cristo", servono "missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo".

La nuova enciclica si conclude con questa preghiera del Pontefice: "Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!".

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