Rieccoli Benji & Fede, come se quattro anni non fossero passati, come se non ci fosse stata mai nessuna separazione. Di nuovo amici. Il duo teen idol da 1 miliardo di streaming riavvolge il nastro e ricomincia da zero: "Rewind è il nostro album da live", raccontano a Tgcom 24 Benjamin Mascolo, 31 anni, e Federico Rossi, 30 anni. E di un nuovo inizio, "solo noi sempre in guerra come gli Oasis, per non guardarci indietro", cantano nella title track del disco, uscito il 25 ottobre e preceduto dai singoli "Musica animale" (7 giugno), "Estate punk" (27 settembre) e "Caro amico", (18 ottobre). Aspettando, insieme, il live al Forum di Milano, già sold out, in programma per il 16 novembre.
"L'idea dell'album è fare un passo indietro, guardare da dove arriviamo, sia a livello di carriera sia per ciò che abbiamo vissuto e usarlo come punto di partenza, anzi di ripartenza per questa nuova rinascita. Da zero? Sì, ci sentiamo di ripartire da zero, sicuramente con un bagaglio di esperienza molto più ricco", racconta Benjamin: "Voglio vivermela più serenamente adesso. Qualche anno fa il mio pensiero era sempre qual è il prossimo passo, ho fatto un sold out? Come posso farne un altro... Cioè guardavo più al futuro, che al presente, preso da una ansia da performance. Oggi, sarà un po' a causa dell'età e delle esperienze che ho vissuto, mi sento più in pace, più sereno. Mi rendo conto, che stiamo facendo musica, che è una cosa bellissima, importante anche per la società in cui viviamo. Certo non sto trattando di politica internazionale, ma una responsabilità ce l'abbiamo. Abbiamo la fortuna di avere una piattaforma da cui parlare alla gente, che ci ascolta e prende sul serio le cose che diciamo".
E perché "siete come gli Oasis"?
Ma semplicemente perché siamo un duo, come loro, (spiega Federico, ndr) siamo sempre stati un duo, forse l'unico duo, chitarra e voce, negli ultimi anni. Beh poi loro sono fratelli di sangue, noi di vita, ci siamo scelti. Ci sono stati degli attriti, prima di separarci, ma non ci siamo mai lanciati le chitarre... e comunque quando abbiamo scritto la canzone, non sapevamo, che sarebbero tornati insieme anche loro, quindi la citazione prende ancora più valenza.
Come vi siete ritrovati?Io ho scritto una lettera a Fede (racconta Benji, ndr), che era partita in realtà come messaggio, poi è diventato un lungo messaggio e infine è diventata una lettera. Dovevo essere io a fare il primo passo, del resto ero stato io a mettere in stand by la band. Avevo l'esigenza di dirgli delle cose, che non gli avevo mai detto... E poi Fede ha sentito come parlavo di noi, di ciò che eravamo stati, in un podcast e... insomma mi ha chiamato e mi ha ringraziato per le cose, che avevo detto e ci siamo accordati per andare a mangiare qualcosa fuori a Modena, come vecchi amici, che si ritrovano. Era ottobre dello scorso anno. Non siamo andati subito in studio però. L'approccio è stato più graduale. Fede stava riflettendo sulla sua carriera, sulla sua vita. Io avevo ancora delle cose da finire. Ma ci tenevo tanto, siamo stati fratelli di vita per tanti anni e non volevo perdere questa connessione, questo legame.
Nella mia scala di valori in realtà (parla Fede, ndr) non c'era rinnegare il passato, nè dimenticarsene. Ero indifferente, disinteressato. Il podcast non l'avrei nemmeno visto, se non avesse insistito mia madre. Però poi quando ho sentito cosa Benji aveva detto su di noi, come avesse parlato con tanto rispetto di ciò che siamo stati, della nostra band, di ciò che ci ha caratterizzato, da quando siamo partiti fino alla separazione... Tutte cose che mi erano un po' passate dalla mente. Beh mi ha fatto riflettere molto. Così l'ho chiamato. Però insomma il primo passo era fatto e questo è fondamentale. Per alcuni mesi ci siamo visti e ci siamo parlati, ci siamo tornati a frequentare (continua Benji, ndr). Ci siamo tornati a conoscere, perché in realtà in questi quattro anni ognuno ha vissuto esperienze personali (Benji ha pubblicato anche un disco da solista nel 2023, ndr) e siamo molto cambiati, dovevamo capire se fossimo ancora compatibili, sia come amici sia come musicisti, e pian piano ci siamo ricordati entrambi il perché ci eravamo avvicinati più di dieci anni fa, quali erano le cose che ci avevano legato così fortemente e le abbiamo recuperate. Poi a gennaio siamo andati in studio.
Quale è stato il primo brano che avete composto?
Caro amico (ti scrivo), con citazione annessa, che è l'ultima canzone del disco e racconta un po' la nostra storia. E' stato un terreno di mezzo molto fertile che ci ha fatto capire che, nonostante gli anni passati e i percorsi musicali e le strade differenti intrapresi c'era qualcosa che rappresentava entrambi e ci faceva sentire connessi. E' la storia di due amici...
Nella canzone dite, "siamo stati troppo grandi per la nostra età"... La fama arrivata prestissimo, l'ansia da prestazione, la pressione del music business: quanto tutto questo ha influito su di voi e sulla vostra separazione?
Avevamo 21 e 22 anni, il successo può travolgerti (racconta Benji, ndr). Io lavoravo come barista e facevo musica, ma non sapevo nulla della vita, nemmeno le cose basilari, come pagare le tasse ad esempio, non avevo esperienze, non avevo viaggiato... E poi arriva, a una velocità incredibile, questo tornado, un frullatore fatto di lavoro, passione, tutti i giorni una città diversa, tutti i giorni incontrare migliaia di persone. E questa cosa qua può davvero stravolgerti e ti può far crescere anche più in fretta, nel senso che è un acceleratore. Io sento di aver vissuto comunque più vite in una sola anche solo per il numero di persone che incontri, anche solo per le esperienze che vivi anche solo perché a 22 anni hai delle persone che vengono da te e dicono 'la tua musica mi ha salvato la vita'.. ricevi lettere, ricevi messaggi di persone che si aggrappano a te e alla tua musica. Ed è una bella responsabilità, ma a quell'età non si hanno gli strumenti per far fronte a tutto questo, per gestirlo. Eravamo noi stessi giovani, con un'identità ancora da formare, mille insicurezze...E quella enorme responsabilità era un peso. Adesso ho 31 anni e ho vissuto delle esperienze e questa responsabilità la prendo più volentieri, con più consapevolezza.
Questo disco è nato per...
Secondo me (spiega Fede, ndr) per ritrovare una lunghezza d'onda comune intanto, perché non era semplice riuscire di nuovo a fondere le nostre visioni musicali e comunque trovare un punto mediano, cinque anni dopo una separazione. Abbiamo cominciato a sperimentare. Sai ti trovi in studio, cominci a parlare di vita, cominci a muovere i primi passi per recuperare quel confronto, che è mancato per tanto tempo e poi da questo confronto nascono delle canzoni, la scelta di lavorare con altre persone...
Per me è un disco ... per fare concerti (aggiunge Benji, ndr), un disco da live, pensato per essere suonato dal vivo. C'è tanta strumentazione, anche un po' rock, rock pop, e poi c'è la ballad, che ci ha sempre caratterizzati.
Siamo sempre stati inclini maggiormente alla musica live (sottolinea Fede, ndr). Fin dagli inizi noi prendevamo una chitarra e andavamo a suonare in giro, in pizzeria, nei ristoranti giapponesi, nei pub. Ci piaceva suonare proprio in mezzo alle persone, sentire quel calore e vivere quel tipo di emozioni che pensiamo sia poi alla fine l'emozione più grande del fare musica. E' bellissimo scrivere, registrare in studio, però poi alla fine la musica live è quella che ti offre lo scambio maggiore di emotività e di empatia col pubblico, quindi per noi è sempre stata quella la chiave. Forse col tempo ci siamo fatti prendere anche un po più dalla musica da hit, dai suoni elettronici, che comunque hanno fatto parte un po' del nostro percorso, ma adesso che abbiamo una visione più consapevole, ci piace pensare a una musica da condivisione live.
Cosa è cambiato e cosa è rimasto del duo di quattro anni fa?
Personalmente (spiega Fede, ndr) in questi anni mi sono allontanato un po' dal pop, ho Iniziato a scrivere in maniera più "pindarica", a guardarmi dentro, a conoscermi (il cantante ha pubblicato un singolo nel 2022 e uno nel 2023, ndr). Incontrarmi di nuovo con Benji e condividere di nuovo musica, pensieri, idee e vita, mi ha fatto riprendere quel modo di dire le cose in maniera diretta, che ci ha sempre contraddistinto: riuscire con semplicità a fare arrivare anche concetti più complessi alle persone. Poi a livello musicale, e di profondità, siamo uno step o anche un paio di step avanti, dati anche dal fatto che comunque siamo maturati, siamo più consapevoli. La mia voce ritengo sia cambiata parecchio in questi anni, a livello anche proprio di timbrica. Siamo diversi, non siamo quelli di prima. Come persone abbiamo però delle cose in comune con quei Benji & Fede di prima. Rewind è comunque un progetto che parte, non dico da zero, ma per noi è un nuovo inizio in qualche modo.
Come sarà il live del 16 novembre... e i prossimi speriamo, che si aggiungeranno?
Stiamo preparando un super concerto e oltre alle nostre canzoni vecchie, il repertorio preferito dei fan, abbiamo deciso di portare questo nuovo disco quasi per intero: una scelta anche abbastanza azzardata, nel senso che quando esce un disco spesso fai solo qualche pezzo nuovo. Noi porteremo invece un bel numero di canzoni e lo stiamo strutturando perché sia un live molto suonato, molto energetico, un po' più pop rock. Ci sarà una band completa sul palco, tastiera, batteria, basso e un'altra chitarra. E' gente nuova, con cui siamo molto affiatati, sono bravissimi, li stimiamo anche molto a livello artistico. Io (Fede, ndr) ho un legame pazzesco con il batterista perché lo conoscevo già da prima e ogni volta che si mette a suonare mi affascina, ti dà un'energia ed è perfetto per il nostro progetto, quindi in generale abbiamo trovato i componenti della band giusti.
Quanto conta l'amicizia adesso per questo nuovo duo Benji & Fede?
È fondamentale perché sennò non saremmo qua (risponde Benji, ndr). Siamo ragazzi che nel bene e nel male hanno voglia di lavorare, voglia di spaccare, sono consapevoli di dover lottare in un ambiente difficile, che il panorama musicale, però allo stesso tempo siamo consapevoli delle nostre potenzialità.
Che poi il panorama musicale (aggiunge Fede, ndr), siamo noi stessi, il nostro pattern interno, quindi conoscendoci bene già dagli inizi riusciamo a capire anche meglio l'uno dell'altro, come consigliare l'altro per agevolarsi il cammino, semplificarsi la vita e penso che questo sia la cosa principale. Poi dopo c'è la musica, c'è l’amicizia, uscire a cena e parlare di altro, tutte cose che facevamo magari all'inizio, ma che poi, quando siamo stati travolti dal successo, avevamo perso un po'. Proprio quello stare insieme per amicizia, perché era tutto diventato solo, sempre lavoro. Invece adesso ci ritagliamo degli spazi anche per farci i cavoli nostri.
In quanto alla connessione, all'affinità tra noi, magari ci vuole del tempo, non è una cosa immediata, non si cancellano 4-5 anni di separazione così.
E' comunque un percorso, la cosa importante è volerlo seguire, prima o poi, se lo vuoi, il match lo trovi. Ma ci vuole un po', stiamo rimparando a conoscerci, a riconoscerci.
Intanto pensiamo a far andare bene questo disco. Poi facciamo quello che ci va di fare, non abbiamo il dovere di dimostrare qualcosa per forza.
Siete consapevoli che potrebbe andare male, che potreste essere attaccati dagli hater?
Siamo consapevoli che potrebbe andare male, però la genesi della cosa in sé è quello che conta, è bello il confronto che abbiamo, quindi comunque non si perde nulla. Non mi è mai piaciuto dire "l'importante partecipare" (continua Fede, ndr) nella vita, no non sono quella persona, penso che il percorso che ti porta a fare un disco è un percorso di un certo genere, che regala colore alla tua vita, a prescindere da tutto, e ti dà comunque nuove prospettive.