Giorgio Montanini, uno dei più apprezzati stand-up comedian italiani, negli ultimi anni ha dovuto affrontare prove durissime. Per un periodo è stato infatti dipendente dalle sostanze stupefacenti, che l'hanno quasi ucciso. Ospite del podcast "Tintoria", ne ha parlato senza filtri: "Sono andato in coma e questo mi ha salvato dalla cocaina. Spendevo 400 euro al giorno, ho buttato via circa mezzo milione di euro".
Giorgio Montanini: "Spendevo 400 euro al giorno in cocaina" -
La carriera di Giorgio Montanini è iniziata nei sottoscala con la stand-up, per poi arrivare alle prime serate in televisione e alle produzioni cinematografiche internazionali, passando anche per i sold-out teatro. Proprio quando era all'apice del successo, però, è caduto nel vortice della tossicodipendenza. "La mia dipendenza è nata in circostanze attenuati, anche se non giustificanti", ha raccontato Montanini. "Ho perso mio padre, mia madre, mio fratello e il mio migliore amico (che si è suicidato) nel giro di quattro anni. Ho superato tutto attraverso l'uso di sostanze stupefacenti. Mi facevo di cocaina e stavo bene. Io fumavo 400 euro di crack ogni giorno, negli anni ho buttato mezzo milione di euro".
"La droga prende sempre il sopravvento" -
Parlando degli effetti collaterali emotivi della tossicodipendenza, ha dichiarato: "La cosa peggiore con la droga è la presunzione e io ero il numero uno in questo. Pensavo di poterla gestire come mi pareva, ma non esiste la possibilità di gestire droghe di questo tipo. Prendono sempre il sopravvento. Non te ne accorgi ma si sostituisce piano piano alla tua personalità. Iniziano così la paranoia e la mania di persecuzione, perdi il contatto con le persone che ti vogliono bene e litighi con tutti. Ti senti accerchiato".
Giorgio Montanini: "Il coma mi ha disintossicato" -
"Io ho avuto bisogno di andare in coma, sono un co***e. Tutti lo reputano un dramma, per me è stata una fortuna. Sono collassato e questo mi ha permesso di disintossicarmi e purificarmi", ha raccontato. "In ospedale la madre superiora mi disse che ero vivo per miracolo perché su cento, novantanove non si svegliano. Ero morto, avevano chiamato anche l'estrema unzione. Sono entrato in condizioni pietose, pesavo 160 chili, e ne sono uscito con le analisi perfette e senza crisi d'astinenza". Il suo corpo, infatti, ha superato le crisi quando era incosciente: "Ero legato al letto, ma menavo. Ho ammazzato di botte un povero inserviente, menavo come un fabbro". E parlando delle possibili ricadute, ha ammesso: "Devi risolvere il problema che sta alla base. Se hai i soldi e non lo risolvi, dopo due mesi riprendi a farti. Prima di andare dal pusher, devi risolvere in un altro modo con lo psicologo. Quando arrivi al loop ormai è troppo tardi".