"Perché io non spero più di ritornare" è il titolo del primo spettacolo teatrale di Emidio Clementi insieme a Corrado Nuccini. Scritto e interpretato dal musicista e scrittore, leader della band di culto Massimo Volume, con il progetto musicale del chitarrista e fondatore dei Giardini di Mirò, lo spettacolo è la naturale evoluzione e intima sintesi della trilogia musicale e letteraria creata dai due nell’arco di un decennio. Un viaggio iniziato con "Notturno Americano", in cui ripercorrevano l’America urbana del primo 900 descritta da Emanuel Carnevali, proseguito con "Quattro Quartetti", testamento letterario di T.S.Eliot, e conclusosi con" Motel Chronicles", di cui hanno tradotto e trasportato in musica alcuni estratti dell'omonimo lavoro di Sam Shepard. Lo spettacolo è in programma per un’unica e preziosa data venerdì 13 dicembre all’Arena del Sole di Bologna.
Lo spettacolo è un viaggio sospeso tra parole e musica che esplora l’altrove, un concetto "inteso sì come scoperta, ma anche come spaesamento", spiega Emidio e Clementi, che per la prima volta sale su un palco in veste di interprete teatrale. Emanuel Carnevali, T.S.Eliot e Sam Shepard raccontano di un luogo (e da un luogo) che non è il loro, che li rende stranieri (le camere d’albergo di Shepard, le strade di New York di Carnevali, il mare e il tempo di Eliot), ma di cui hanno bisogno per accendere la propria voce poetica e raccontare il mondo. Il titolo dello spettacolo ribadisce proprio quest'ambiguità: "Perché io non spero più di ritornare" è un verso di Guido Cavalcanti ma è anche l’incipit di "Mercoledì delle ceneri" di T.S.Eliot, in cui l’autore esprime il desiderio di un ritorno o forse, invece, il suo contrario.
Questo senso di straniamento e di ambiguità sono presenti anche ne "L’ultimo dio" (Fazi), il romanzo di Emidio Clementi che narra della sua fuga dalla provincia e dell’incontro con la scrittura e la figura di Carnevali. Ecco quindi che la voce autobiografica di Clementi, la sua esperienza di un Altrove, diventa l’ossatura del recital che lo vede protagonista: il recitativo su cui si innestano le arie delle pagine degli altri tre scrittori, il tema da cui si diramano le variazioni. Gli estratti da "L’ultimo dio" fanno da collante tra alcuni dei brani contenuti negli album e altri inediti, plasmando uno spettacolo coeso e intenso, in cui l’interpretazione di Clementi è affiancata da un accompagnamento visivo inedito e da un progetto musicale ad hoc, che racchiude le molteplici e sfaccettate atmosfere degli album: dal ghostly blues di "Notturno Americano", al sound introspettivo di "Quattro Quartetti", fino alle raffinate e dilatate sonorità di "Motel Chronicles".