Re Carlo in Australia, ma i capi dei 6 Stati disertano il gala
Ufficialmente i premier di Nuovo Galles del Sud, Victoria, Queensland, Australia Occidentale, Australia Meridionale e Tasmania hanno altri impegni, ma la loro assenza ha il sapore del boicottaggio per protesta
I primi ministri dei sei Stati che compongono la federazione australiana hanno annunciato di non poter partecipare al ricevimento a Canberra in onore di re Carlo, in visita nel Paese a partire da venerdì 18. Una scusa che sa di boicottaggio dopo le recenti polemiche sulla forma di governo del Paese, con una parte di popolazione che vorrebbe staccarsi da Londra per diventare una repubblica e un'altra, quella lealista, che invece difende la monarchia. Ad accogliere Carlo, che resta il capo dello Stato in Australia, sarà dunque solo il premier Anthony Albanese, mentre diserteranno i capi degli esecutivi di Nuovo Galles del Sud, Victoria, Queensland, Australia Occidentale, Australia Meridionale e Tasmania.
Le sei diserzioni e le proteste dei monarchici -
Le sei diserzioni hanno fatto insorgere alcuni rappresentanti monarchici, a partire dalla deputata liberale Bev McArthur, secondo cui le assenze equivalgono a un "insulto" nei confronti del sovrano e tali comportamenti sono "del tutto indifendibili". McArthur ha poi aggiunto: "Accogliere il re e la regina in Australia è il minimo che possano fare in quanto rappresentanti eletti".
La premier del Victoria: felice della visita di Carlo -
Tuttavia, la premier del Victoria (lo Stato di Melbourne, la seconda città del Paese), Jacinta Allan, ha dichiarato di non poter partecipare a causa di altri impegni governativi, affermando però in una recente conferenza stampa di essere "molto contenta che re Carlo visiti l'Australia". Sebbene si sia dichiarata più volte favorevole alla repubblica, Allan ha sottolineato che al momento fare del Paese una repubblica non è una priorità.
Buckingham Palace, no polemiche -
Da parte sua, Buckingham Palace ha preferito non entrare nella polemica, anche perché tutti gli Stati australiani avranno comunque loro rappresentanti all'evento. Del resto, rispetto a eventuali nuove polemiche sulla forma di governo del Paese, nei giorni scorsi era emerso come per lo stesso Carlo III spetti agli australiani decidere se rimanere una monarchia o diventare una repubblica.
La corrispondenza tra i repubblicani e il Palazzo -
In vista infatti della visita del sovrano, l'Australian Republic Movement aveva scambiato una fitta corrispondenza con i funzionari di palazzo sull'argomento, come ha rivelato la Bbc. Carlo, nel suo lungo tour, il primo dopo la diagnosi di tumore e destinato a concludersi il 26 ottobre, andrà anche nelle Isole Samoa, dove sarà in veste di capo del Commonwealth, l'Organizzazione nata dalle ceneri dell'impero britannico.
Referendum e "priorità" -
All'inizio dell'anno, il governo australiano aveva indicato di aver congelato la proposta di tenere un voto per rimuovere re Carlo III come capo di Stato: uno dei punti programmatici del primo ministro Anthony Albanese era proprio indire un referendum per trasformare l'Australia in una repubblica. Tuttavia, a gennaio il sottosegretario con la delega per la Repubblica Matt Thistlethwaite dichiarò che tale voto "non è una priorità" e che "non esiste un calendario" per una consultazione.