Dal 14 al 16 ottobre si tiene in Umbria il primo G7 inclusione e disabilità. L'evento, voluto dal Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, riunisce i ministri che si occupano di disabilità delle sette principali economie avanzate del mondo, per discutere di temi che riguardano le persone con disabilità: inclusione sociale e lavorativa, vita indipendente e accessibilità universale, intelligenza artificiale e sport per tutti.
Ne abbiamo parlato con Francesca Di Maolo, presidente dell'Istituto Serafico di Assisi (ente che si occupa di attività riabilitativa e assistenza socio-sanitaria per bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali).
Parteciperete con altre associazioni alla prima giornata del G7 ad Assisi. Quale sarà il vostro ruolo?
"Saremo il punto di riferimento della rete socio-assistenziale in questa giornata aperta al pubblico anche con bisogni speciali. Nel nostro Istituto ci sarà un'area di riposo, ausili pronti e una rete di accoglienza dedicata a garantire la partecipazione di tutti. Sarà possibile anche provare sport inclusivi come la "mototerapia" con Vanni Oddera, campione di motocross freestyle".
Quali sono le vostre aspettative riguardo al G7?
"Siamo entusiasti, è l'inizio di un processo di cambiamento. Si tratta già di una svolta importante perché le grandi economie si rendono conto che lo sviluppo passa attraverso politiche di inclusione e programmi per persone con disabilità".
Tanti i temi al centro della discussione di questo forum internazionale, tra di essi l'inclusione sociale e lavorativa. Come si può migliorare l'inclusione delle persone con disabilità nella società e nel mondo del lavoro?
"Oggi si parla ancora troppo di settori sociali e lavorativi specificamente destinati a persone con disabilità. Non c'è bisogno soltanto di risorse dedicate, ma ci vuole un cambio di prospettiva che ponga l'uomo al centro. In tutte le politiche, i beni fondamentali devono essere accessibili a tutti, è necessaria una progettazione di tipo universale. Quando saremo in grado di progettare per tutti, faremo un passo avanti verso l'inclusione".
Si parlerà anche di vita indipendente e accessibilità universale. In che modo si può rendere più accessibile la vita delle persone con disabilità?
"L'accessibilità ha tante sfaccettature: non si tratta soltanto di libertà di movimento con l'abbattimento delle barriere architettoniche, ma riguarda tutte le sfere della vita. Per esempio, gli ospedali oggi sono pensati soltanto per persone malate, ma sarebbe importante avere persone formate ad accogliere persone con bisogni speciali. Dobbiamo ampliare lo sguardo".
Tra i temi all'ordine del giorno al G7 disabilità ci sarà l'intelligenza artificiale. Qual è il ruolo della tecnologia nell'assistenza e nell'inclusione delle persone con disabilità?
"Grazie all'AI, abbiamo fatto grandi passi avanti nella riabilitazione e nell’autonomia delle persone. Si aprono nuove possibilità e scenari".
Si parlerà anche di sport e servizi per tutti. Come si possono rendere le attività sportive accessibili alle persone con disabilità?
"Lo sport è l'ambito in cui abbiamo fatto più progressi verso l'inclusione delle persone con bisogni speciali che partecipano anche nelle competizioni. Ma dobbiamo sostenere ancora di più le attività sportive inclusive, che non sono soltanto gli sport dedicati alle persone con disabilità, ma anche quelli in cui partecipano insieme persone con handicap e non, come il "baskin", una disciplina che si ispira al basket e ha regole di gioco adattate per giocare tutti insieme".
Avete lanciato il progetto #INAIUTO, per aiutare concretamente i più fragili e le loro famiglie. Di che cosa si tratta?
"#INAIUTO è un fondo finanziato dalla comunità e dalle associazioni per aiutare le persone con disabilità e le loro famiglie, in caso di povertà sanitaria, ad esempio per il pagamento di visite mediche o in un periodo di difficoltà sociale. Il progetto è un aiuto concreto in un periodo come quello odierno in cui la povertà è anche relazionale: i genitori con figli con disabilità si trovano soli, non ci sono più reti sociali solide e spesso non sanno come risolvere le difficoltà".
Quali sono le vostre preoccupazioni e speranze riguardo al futuro delle persone con disabilità?
"Rimangono barriere culturali e pregiudizi da sconfiggere. Ma la speranza è che si avvii un percorso che renda concreti i diritti fondamentali riconosciuti a tutti e devono essere date possibilità con politiche che sostengano le persone con disabilità nello scegliere la vita che desiderano".