Tristezza, solitudine, irrequietezza, se non addirittura rabbia, soprattutto verso se stessi. Che si traducono in disturbi del sonno, alimentari, dipendenze di vario tipo per “anestetizzarsi”. E, nei casi peggiori, in ansia cronica, attacchi di panico o in varie forme di autolesionismo e violenza. Eccoli i compagni di banco di una fetta sempre più importante degli studenti e delle studentesse italiani.
Un'altalena di emozioni, spesso negative
Circa due su tre affermano, infatti, di sentirsi sempre o spesso tristi, nella stessa proporzione avvertono con la medesima frequenza di essere soli contro il mondo, oltre uno su due il più delle volte tende ad agire senza pensare, più o meno gli stessi si sentono intimamente arrabbiati con gli altri, mentre ben tre su quattro se la prendono con loro stessi. Anche perché due su tre provano frequentemente solitudine.
Così scatta la caccia al diversivo: almeno due su tre spesso e volentieri cercano volontariamente situazioni o passatempi - come ad esempio lo scrolling infinito sui social, la visione compulsiva di serie tv o interminabili sessioni videoludiche - per non pensare.
Tutti spunti, questi, lanciati nella Giornata mondiale della Salute mentale da una recente indagine condotta dal portale studentesco Skuola.net assieme agli psicologi e psicoterapeuti dell’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, Cyberbullismo), su un campione di 3.062 ragazze e ragazzi tra gli 11 e 19 anni. Che, si spera, inducano a una seria e profonda riflessione sul malessere che imbriglia i nostri giovani.
Il disagio mentale si riversa puntualmente sul fisico
Ma c’è di più. Il corto circuito che ogni tanto, se non quotidianamente, mette a dura prova il cervello, puntualmente dalla testa si trasferisce al corpo. Manifestandosi sotto varie forme, tutte ugualmente preoccupanti.
Basti dire che a oltre otto intervistati su dieci capita di provare costantemente un senso di stanchezza fisica, che rallenta lo svolgimento degli impegni giornalieri, studio compreso.
Oppure che più di quattro su dieci tendono a mangiare molto poco o a non provare mai fame; mentre circa uno su due, al contrario, con una certa frequenza si ritrova a mangiare compulsivamente, senza sentire il senso di sazietà; difficile trovare un equilibrio tra i due estremi. O, ancora, più di sei su dieci fanno sovente fatica ad addormentarsi o hanno il sonno agitato.
Una generazione in preda al panico
E poi ci sono i casi estremi. Quando il malessere emotivo esplode e si trasforma in veri e propri attacchi di panico. Un fardello che attanaglia, stando alla ricerca, oltre la metà dei giovani interpellati: il 52% dice di averne avuto almeno uno. E non è detto che non accada di nuovo.
La fonte di tutto questo stress? Un ruolo preponderante va attribuito, purtroppo, alla scuola. Il luogo che in teoria dovrebbe mettere in mano alle ragazzi e ai ragazzi gli strumenti per interpretare nel modo corretto la realtà, ha invece l’effetto opposto.
Restando sul tema “attacchi di panico”, è il 39% degli intervistati - circa tre quarti di quanti ne soffrono - a riportare di averne avuto uno in classe o nel tragitto casa-scuola al solo pensiero di dovere entrare in quel posto.
Il confronto con gli altri fa paura
Il motivo è presto detto: una delle cose che tanti adolescenti non riescono a gestire è proprio il giudizio degli altri, siano essi coetanei o adulti.
Ad esempio, il 56% dice di sentirsi spesso o sempre turbato o preoccupato quando si trova al centro dell'attenzione di compagni o insegnanti; il 67% prova di frequente disagio al cospetto dei voti scolastici, il 72% avverte tale malessere in occasione di interrogazioni e compiti in classe. E, più in generale, quasi due su cinque provano questo tipo di sensazioni quando sono a scuola.
Una scuola che per molti viene vissuta in maniera opprimente non solo quando si è in aula ma anche fuori: quasi otto su dieci provano spesso o addirittura sempre la sensazione fisica di non farcela a terminare le sessioni di studio individuale o teme di non avere mai tempo di terminarli.