Il Mudec di Milano celebra Niki de Saint Phalle con una grande mostra che ripercorre tutta la carriera dell'artista franco-americana. La retrospettiva, la prima in un grande museo civico italiano, propone fino al 16 febbraio 110 opere tra sculture, lavori su carta, video e abiti. L'esposizione rivela anche il lato impegnato attraverso una diversa lettura dei lavori di una delle artiste che maggiormente ha sfidato gli stereotipi di genere attraverso la sua opera, esprimendo la propria identità attraverso la femminilità, la sensualità e l’amore per la vita come creazione.
Il percorso espositivo, diviso in 8 sezioni che ripercorrono la carriera di Niki De Saint Phalle, trasporta il visitatore all'interno del mondo fantasioso e visionario dell'artista. Tra i lavori esposti, oltre a una decina di sculture grandi dimensioni, anche opere su carta e video. Niki infatti nella sua lunga e ricca carriera è stata pittrice, scultrice, autrice di film sperimentali, performer, ma anche modella. In mostra al Mudec sono presenti infatti anche alcuni abiti della Maison Dior e scatti fotografici che la ritraggono e che contemporaneamente raccontano al pubblico una visione personale molto "pop" dell’arte, intesa come percorso verso l’affermazione del femminile.
Le opere monumentali di Niki de Saint Phalle, tra cui parchi e sculture pubbliche, si intrecciano con una riflessione più personale e a volte struggente. Da un lato, è vista come una celebrità indipendente e orgogliosa della sua arte; dall’altro, la sua fragilità fisica e le numerose disuguaglianze e discriminazioni sociali a cui ha assistito nel corso della vita ne fanno emergere la sua umanità e sensibilità nei confronti dei più fragili. Nata a Neuilly-sur- Seine, 1930, Niki de Saint Phalle è vissuta in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e artistici – dal movimento femminista degli anni '60 e '70 al Nouveau Réalisme di cui fu protagonista.
La curatrice della mostra, Lucia Pesapane, ha spiegato: "Niki de Saint Phalle è oggi considerata come una delle artiste più importanti del XX secolo. Ha saputo, come pochi artisti prima, utilizzare lo schermo e i media per promuovere la sua arte e il suo impegno sociale nei confronti delle minorità e dei più fragili, malati, bambini e animali. Questa responsabilità si è tradotta in un'arte gioiosa, inclusiva, in grado di veicolare attraverso opere comprensibili e amate da tutte le generazioni un discorso attento alle diversità, non-eurocentrico e non-gerarchico. L’artista fa breccia perché la sua opera parla di libertà e di diritti e ci dimostra che ribellarsi è sano, necessario, indispensabile. La sua arte ci offre un rimedio possibile contro l'ingiustizia, un conforto, è un accesso alla bellezza".