L’Alternanza scuola-lavoro è utile agli studenti? A distanza di quasi dieci anni dall’introduzione di quelli che oggi si chiamano Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO), ascoltando i diretti interessati la risposta resta quanto mai soggettiva: secondo l’ultimo Osservatorio realizzato dal portale Skuola.net, su un campione di 2.500 studenti dell’ultimo triennio delle superiori, il 43% promuoveva i progetti che gli erano stati proposti e che, ricordiamo, occupano un monte ore che va da 90 a 210 ore, a seconda dell’indirizzo di studi.
Perché, di solito, sono gli istituti scolastici a fare da tramite tra i soggetti ospitanti del mondo del lavoro e gli studenti, a cui spetta la decisione finale se accettare o meno. Ma come fa un giovane a riconoscere un progetto di PCTO che sia realmente formativo e non rappresenti una perdita di tempo, o peggio, una qualche forma di “lavoro cattivo”?
Le coordinate per trovare un buon percorso di "alternanza"
Il portale Skuola.net lo ha chiesto a Giuseppe Tripoli, Segretario generale di Unioncamere, l’Unione italiana delle Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura. Queste ultime svolgono, infatti, un ruolo fondamentale nel collegamento tra mondo del lavoro e della scuola, attraverso varie iniziative, tra cui il Registro Nazionale per l’alternanza scuola-lavoro.
Quali sono i segnali che un progetto di PCTO proposto da una scuola allo studente sia di qualità?
“La qualità di un PCTO dipende da cosa lo studente andrà a fare, in quale contesto lo farà e in che modo potrà valorizzare le competenze e conoscenze che ha acquisito. In primo luogo, quindi, va considerato il progetto formativo, che deve essere in linea con il percorso di studi, con le proprie inclinazioni, con contenuti in grado di attirare l’attenzione del ragazzo o della ragazza in questione. È sicuramente l’aspetto centrale.
Dopodiché, è consigliabile confrontarsi sempre col docente che fa la proposta, che funge da tutor scolastico e, perciò, può dare risposta a tutti i dubbi e valutare assieme allo studente la strada più adatta da percorrere”.
Una volta capito l’ambito, come si deve procedere per sfoltire la rosa delle offerte?
“Se il percorso proposto prevede ore di formazione in azienda, è opportuno farsi un’idea di chi ospiterà il PCTO. Un ottimo strumento per orientarsi è il Registro nazionale dell’Alternanza scuola-lavoro, che contiene i riferimenti di quasi 58mila imprese ed enti pronti ad attivare percorsi di alternanza o apprendistato per 540 mila ragazzi.
E che posseggono le caratteristiche organizzative, tecniche e di sicurezza indispensabili per offrire percorsi di alternanza di qualità. Una sorta di garanzia preliminare”.
Ci sono altri elementi da valutare prioritariamente?
“Molto importante è che l’attività con cui si andrà a familiarizzare e, di conseguenza, l’azienda siano ben inserite nel tessuto produttivo del proprio territorio. In modo tale da aprire a possibilità di occupazione futura per chi vorrà proseguire su quella strada. Ad esempio, un PCTO in ambito turistico assume molto più valore se svolto in una zona la cui economia è basata sul turismo.
Altro aspetto capace di fare la differenza è la possibilità, tramite il PCTO, di conseguire delle certificazioni che attestino lo sviluppo di competenze specifiche. Se così fosse, queste potranno essere inserite nel curriculum vitae, seguendo lo studente nel proprio futuro lavorativo”.
Le “recensioni” di altri studenti sono utili o fuorvianti?
“Ascoltare le esperienze degli altri è un’ulteriore occasione di confronto con chi ha fatto un percorso in aziende o settori simili, per raccogliere elementi utili. Proprio per questo, per facilitare l’incontro tra studenti, abbiamo lanciato il progetto “Storie di alternanza e competenze”, con cui invitiamo gli alunni e le scuole a caricare - su un’apposita piattaforma web - dei video-racconti in cui riportano le esperienze positive di PCTO, apprendistato e tirocini.
Sul sito sono indicati i vincitori nazionali delle ultime edizioni. Anche quest’anno, poi, si rinnova il Premio riservato a istituti scolastici, ITS, studenti e aziende: fino all’11 ottobre si potranno presentare le proprie video-storie di alternanza e le migliori verranno premiate a fine novembre in occasione del Salone dell’orientamento “Job&Orienta””.
Entrando più nel concreto del PCTO, nel suo svolgimento pratico: quale elemento può farci capire che siamo capitati nel posto giusto?
“Uno è certamente la presenza di un tutor aziendale ben individuabile. Una figura chiave, questa, prevista dalla legge che, al pari del tutor scolastico (cioè il docente), funge da interfaccia diretta tra i giovani e l’impresa. Svolgendo, quindi, un ruolo essenziale nell’organizzazione del lavoro, nella definizione e affiancamento allo studente, nella informazione e formazione che il giovane riceverà e, da ultimo, nella valutazione delle competenze acquisite.
Oltretutto, un buon tutor potrebbe diventare anche fonte di ispirazione per le scelte future degli studenti, riconoscendone le attitudini e le competenze e valorizzandole nel corso dell’esperienza formativa”.
Mentre lo studente come dovrebbe approcciarsi all’interno di una realtà produttiva, anche se solo per un PCTO? Che consigli pratici si sente di dare?
“La premessa necessaria da fare è che questi percorsi sono occasioni per crescere, capire meglio il mondo del lavoro e orientare le proprie scelte con maggiore consapevolezza. Vanno perciò affrontati con serenità, curiosità e con atteggiamento attivo. Informarsi prima sull’azienda, ad esempio, può far arrivare più preparati e più consapevoli del contesto in cui si andrà a operare.
È importante, poi, mantenere un atteggiamento aperto e disposto ad apprendere. Chiedere chiarimenti, osservare con attenzione il lavoro delle persone, e cercare di capire come funzionano i processi aziendali. Nonché rispettare gli orari e le regole aziendali. Fondamentale per crescere, è dare una buona impressione e per abituarsi a ciò che si vivrà nel mondo del lavoro. Infine, mostrare curiosità e interesse, perché spesso sono queste le qualità che vengono molto apprezzate”.
Un tema molto sentito da ragazzi, legato anche ai PCTO, è quello della sicurezza sul lavoro: può essere un elemento da considerare per valutare un percorso?
“Assolutamente sì. È naturale che gli studenti e le loro famiglie siano sensibili a questo tema. La sicurezza sul lavoro è una priorità assoluta. Ogni anno oltre 1,5 milioni di ragazzi delle scuole superiori possono essere interessati dai PCTO. Sono giovani senza esperienza di contesti lavorativi, che vanno perciò accompagnati e tutelati”.
Ma come assicurarsi che tutto sia in ordine sotto questo aspetto?
“Le indicazioni per valutare il livello di sicurezza per i giovani sono molteplici: aver partecipato a corsi obbligatori di formazione sulla sicurezza sul lavoro; ricevere un orientamento specifico sui rischi del settore in cui andrà a operare; essere sempre affiancati da un tutor aziendale che li guidi e supervisioni il loro lavoro, assicurandosi che operino in condizioni di sicurezza; essere dotato e istruito, se necessario, sull’uso dei DPI, come caschi, guanti, scarpe antinfortunistiche o mascherine; segnalare immediatamente qualsiasi problema o rischio; partecipare a momenti di verifica periodica sulla sicurezza.
Mettere la sicurezza al centro del PCTO non solo tutela gli studenti, ma contribuisce a formare futuri lavoratori consapevoli e responsabili. In questo senso, il Registro per l’Alternanza scuola-lavoro, di nuovo, rappresenta uno strumento di trasparenza e garanzia”.
In conclusione, secondo lei, un’esperienza di PCTO in una azienda può essere davvero utile per uno studente?
“Ne sono assolutamente convinto. E questo anche in considerazione del forte gap tra domanda e offerta di lavoro che mensilmente Unioncamere e Ministero del Lavoro monitorano attraverso il Sistema Excelsior. Una difficoltà che oggi interessa la metà delle figure professionali che le aziende ricercano. Fare esperienza in un ambiente lavorativo può far toccare con mano come funziona la “macchina” dell’impresa, quali diversi profili operano al suo interno, quali competenze devono avere.
L'esperienza del PCTO, peraltro, è un'opportunità per acquisire non solo le competenze tecniche, ma anche quelle trasversali come il problem solving, la gestione del tempo, il lavoro di squadra, la capacità di cambiare e di imparare cose nuove. Utili sempre in ogni contesto.
Infine, mettersi alla prova consente anche di conoscere meglio se stessi, le proprie inclinazioni e vocazioni, avviando un più consapevole progetto di vita”.