DA FEMME FATALE A PALADINA DEGLI ANIMALI

I 90 anni di Brigitte Bardot, mito anticonformista e controverso

Icona e protagonista del cinema francese degli anni 50 e 60. Poi il ritiro 50 anni fa e le battaglie animaliste

© IPA| Brigitte Bardot 

Attrice, femme fatale, icona. In due parole: Brigitte Bardot. Il 28 settembre la Francia celebra il suo controverso mito nazionale. Per tutti semplicemente B.B., compie 90 anni nell'eremo della sua villa La Mandrague a Saint Tropez. Sono passati già 50 anni dalla sua ultima apparizione sul grande schermo e la diva non ha mai avuto un ripensamento: cinema, spettacolo, notorietà e paparazzi non fanno più per lei. Bella e ribelle, il suo mito nacque nel 1956 con il film scandalo di Roger Vadim "E Dio creò la donna", in cui ballava scalza un sensuale mambo. Ne seguirono una cinquantina tra cui "Il dispezzo" di Jean-Luc Godard. 

Il ritiro 50 anni fa -

  Dal 1974 Brigitte Bardot ha spento pettegolezzi e passioni: si è sposata nel 1992 con Bernard D'Ormale (il suo quarto marito), esponente di spicco del Front National di Jean-Marie Le Pen nel sud della Francia, rassicurante uomo d'affari, amante come lei degli animali. Nella sua villa vivono sereni cani, gatti, capre e la fondazione che porta il suo nome si batte da decenni per la tutela degli animali. Ha idee politiche ben precise, di destra; oggi sostiene Marine Le Pen. Carattere ribelle e indipendente, incapace di stare dentro i binari della convenzione, si trattasse di sesso o di amore, di idee politiche o di impegno sociale. Di recente, raccontandosi a una giornalista ha puntualizzato: "Non sono una eremita! Leggo i giornali, guardo la tv, rimango vigile e osservo questo mondo che diventa un circo. Il modo in cui trattiamo il nostro pianeta è abominevole: riscaldamento globale, inondazioni, una demografia esplosiva…". 

Gli inizi -

 B.B. ha sempre evitato le etichette, rimanendo libera, ribelle e anticonformista. E' nata a Parigi il 28 settembre 1934 da una agiata famiglia borghese. Il padre, industriale, le impartisce un'educazione severa e strettamente cattolica, trova serenità solo nei corsi di danza classica che la porteranno a iscriversi al Conservatorio, spinta dalla mamma. Il padre si diverte e riprenderla in molti filmini amatoriali e lei stessa si accorge della sua fotogenia naturale, accentuata da una malattia infantile (l'ambliopia) che le regala uno sguardo incerto e smarrito. La direttrice di Elle, amica di famiglia, la convince a fare qualche servizio fotografico e, in breve, la ragazzina si scopre idolo degli adolescenti. In casa passano intellettuali e artisti e un grande talent scout come il regista Marc Allegret la scrittura per un provino: Brigitte è ancora minorenne, i genitori non vorrebbero e il film non si fa, ma sul set perde la testa - ricambiata - per l'assistente alla regia Roger Vadim con cui va a vivere e che sarà il suo vero pigmalione. Si sposeranno nel 1952 e Vadim la farà debuttare nello stesso anno a fianco di Bourvil nella commedia popolare "Le trou normand". Per il cinema europeo sono anni di grande cambiamento dopo la stagione del dopoguerra e si fanno largo nuovi idoli del pubblico: in Italia le "maggiorate", in Francia le ragazze scanzonate. Brigitte passa senza troppa convinzione, da un set all'altro (più che altro per pagare l'affitto) finché proprio l'ormai anziano Allegret le affida un ruolo importante in "Ragazze folli" (1955) a fianco di Jean Marais.

Il successo -

  Subito dopo René Clair la chiama per "Grandi manovre", ma la svolta porta la firma di Vadim al debutto come regista nel 1956: "Piace a troppi" suscita scandalo, viene visto in America, B.B. si trova a essere l'alternativa europea a Marilyn Monroe. Sono entrambe prorompenti, bionde, senza complessi, celano un disagio profondo che contribuisce a renderle seducenti e inafferrabili. Su quel set però incontra Jean-Louis Trintignant e i due si innamorano. Sarà la fine del matrimonio con Vadim che però non smetterà mai di essere a fianco della donna che ha fatto la sua fortuna, specie quando il vento della Nouvelle Vague comincia a soffiare e il giovane regista ne adotta lo stile, da "Gli amanti del chiaro di luna" a "Il riposo del guerriero" che nel 1962 suscita un nuovo scandalo internazionale per il personaggio di Geneviève, amante folle e indifferente alle convenzioni borghesi.

Intanto il mito di Brigitte ha superato definitivamente i confini nazionali e le perplessità della critica: "La ragazza del peccato" di Claude Autant-Lara, "Babette va alla guerra" di Christian-Jacque, "La verità" di Henri Georges Clouzot fanno di lei un'attrice di grande intensità e versatilità. Sono poi i maestri della Nouvelle Vague (Louis Malle per "Vita privata" e Jean-Luc Godard con "Il disprezzo") a farne l'emblema dei tempi nuovi. Dalla metà degli anni 60 al 1974 (l'anno dell'addio) la Bardot è un "brand" di sicuro successo in quasi tutti i film, nessuno dei quali però eguaglia la qualità del primo periodo, mentre cresce la sua popolarità anche come cantante, carriera avviata dal 1962.

La vita sentimentale -

  Successo, divismo, scandalo segnano però profondamente la sua personalità, costretta in pubblico, a essere il sex symbol del decennio. Dopo Vadim e la relazione con Trintignant allinea amanti giovani o famosi, dai cantanti Sacha Distel e Gilbert Becaud a Raf Vallone, sposa l'attore Jacques Charrier (che le darà l'unico figlio, Nicholas-Jacques), si innamora di Samy Frey durante "La verità", si risposa col ricco playboy Gunther Sachs, avvia una rovente avventura con Serge Gainsbourg (incideranno la prima, censuratissima versione di "Je t'aime, moi non plus"), alla fine sceglie la solitudine. Non passeranno sotto silenzio i due tentativi di suicidio che denotano un profondo malessere interiore, curato alla fine con l'abbandono dello spettacolo dopo una cinquantina di film e una decina di dischi.

B.B. è stata la donna volitiva e dalle scelte ribelli che ha portato prima sullo schermo e poi nelle molte battaglie a fianco degli animalisti a cui ha votato la sua seconda vita; ma anche la donna fragile e insicura che sempre cercava riparo e rassicurazione trovandole alla fine nell'ultimo compagno e nel silenzio della sua casa destinata - lo ha stabilito lei - a diventare un museo gestito dalla fondazione che porta il suo nome.

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