FIGURA POLIEDRICA DEL JAZZ

Ospite a "Jazz Meeting" è il batterista Massimo Carloni, manager di Michele di Toro

Ha suonato con musicisti di varia estrazione come Massimo Urbani leggenda del jazz italiano, Mia Martini, Mimmo Cavallo, Laura Trent e numerosi altri 

di Giancarlo Bastianelli

© Ufficio stampa

Ci sono momenti unici, che vanno oltre il concetto di concerto vero e proprio, ma sono “gemme” che il musicista lascia al pubblico presente. E’ il caso della performance del pianista Michele di Toro, che ha ammaliato il pubblico con il suo virtuosismo non fine a sé stesso, ma teso al piacere di chi ama la musica. Fondamentale per la riuscita dell’evento è stata la sinergia che si è creata tra il Museo Casa Menotti di Spoleto e Massimo Carloni, non solo manager di Michele di Toro, ma a sua volta musicista e didatta.

Già molto richiesto sia come insegnante privato “door to door”, che presso varie scuole del territorio marchigiano ed abruzzese,  Massimo Carloni nel 1993 fondò la scuola di musica moderna Suono Ergo Sum ad Ascoli Piceno. Successivamente diede vita a “Muses”, acronimo di Musicisti uniti Suono ergo Sum. 
In questo lungo arco di tempo, ha suonato con musicisti di varia estrazione come Massimo Urbani leggenda del jazz italiano, Mia Martini, Mimmo Cavallo, Laura Trent e numerosi altri. Ha anche svolto workshop con: Dave Weckl, Gary Novak, Paul Wertico.

Poliedrica figura in campo musicale e graditissimo ospite di “Jazz Meeting” Carloni ha raccontato il suo avvincente "viaggio" nella musica in questi decenni. 

"Ho iniziato la mia carriera come autodidatta all’età di 14 anni, dice Massimo Carloni, affinando sempre di più le mie competenze grazie a Massimo Manzi e a Giampiero Prina presso il Piccolo Conservatorio Nuova Milano Musica di Milano. Dopo pochi mesi, sono stato nominato assistente unico di quest’ultimo.
Ho un mio metodo di insegnamento, ho studiato per essere il batterista che è musicista non solo percussionista; ho sviluppato una capacità un mio metodo di insegnamento che nasce da nomi come Alan Dawson  o Dante Agostini. Il tutto è nato con lo scopo di voler trasmettere le mia esperienza ai più piccoli; tutto in questi anni si è sviluppato in maniera naturale: la musica fluttua nell'aria e noi la poniamo in essere con il nostro suonare. La mia scuola è diventata un centro aggregante per la musica moderna in tutta l’Italia centrale. 

Dalla tua esperienza di musicista e didatta è poi nata quella di direttore artistico con un festival che tu hai non solo creato, ma anche fatto crescere -

 

Abbiamo organizzato un palinsesto estivo chiamato "Wake Ap Music Fest", che ha avuto in questo trentennio quattro edizioni alle quali hanno partecipato artisti come Mike Stern, John Patitucci, Dave Weckl, Chad Wackerman, Chris Potter, John Beasley, Jeff Andrews, Tuck & Patti, Noa & Gil Dor, Alain Caron, Dave Garibaldi e Paul Wertico.

Cosa ha significato per Michele e per te essere a Spoleto? -

 

Tributare un omaggio alla figura di Gian Carlo Menotti, che per tutta la sua vita ha girato il mondo a scovare spettacoli da portare a Spoleto è stato emozionante.

Così come far suonare un pianista e compositore come Michele di Toro, che come pochi altri incarna lo spirito eclettico che è proprio del Festival dei due Mondi.

Proprio la frase di Gian Carlo Menotti: “sono convinto che l’arte debba essere un atto d’amore”, che è scritta nella sala del concerto, è il fondamento non solo della musica, ma anche di ogni attività ad essa collegata.

L’auspicio è che il successo del concerto di Michele di Toro, possa essere un’ulteriore “spinta” per la carriera del grande pianista.