Mentre i sindacati chiedono a gran voce il superamento definitivo dei cosiddetti click day, il governo vorrebbe moltiplicarli. Un punto però mette tutti d'accordo: il sistema previsto dal decreto flussi va riveduto e corretto. L'esecutivo Meloni punta a intervenire sulle norme sull'immigrazione per l'ingresso dei lavoratori stranieri in Italia, superando "le anomalie" dell'attuale sistema. L'obiettivo è garantire che all'ingresso corrisponda davvero un contratto regolare e di definire le quote sulla base dei fabbisogni di manodopera. L'intenzione è quella di predisporre più click day durante l'anno e specializzati, per tipologie di settori, come per l'agricoltura e il turismo.
Le richieste dei sindacati -
È "una sorta di lotteria", dice la segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, secondo cui si dovrebbe "avere un sistema di scorrimento annuale". Attualmente la programmazione è triennale e per il 2023-25 sono previsti 450mila ingressi per motivi di lavoro. "Ne abbiamo chiesto il superamento, ma in attesa che possa avvenire, alla proposta di più click day settoriali abbiamo risposto che siamo d'accordo" se c'è "una governance partecipata", dice la segretaria generale aggiunta della Cisl, Daniela Fumarola.
Per la Uil, "il decreto flussi non va rattoppato, ma va superato", afferma il segretario confederale Santo Biondo, secondo cui bisognerebbe anche dare "la possibilità di emergere ai circa 600mila" migranti che sono già in Italia.
Coldiretti con il presidente Ettore Prandini sostiene la necessità di superare "i troppi ostacoli" burocratici, garantire tempi certi e potenziare la rete del lavoro agricolo di qualità per eliminare gli spazi di manovra per il caporalato. Il tema riguarda da vicino anche il lavoro domestico, con le associazioni di categoria che da tempo premono per l'addio alle quote per colf e badanti, tenendo conto delle necessità delle famiglie.
Sistemi anti-frode -
Nel corso del tavolo, convocato nella sede del governo alla presenza delle principali sigle sindacali, il sottosegretario Alfredo Mantovano ha illustrato le linee guida del decreto legge sulla materia, che sarà portato nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri. Sul tavolo del governo, dunque, c'è il meccanismo a partire dai controlli, per fermare "frodi" e "infiltrazioni criminali". Perché, come affermato da Mantovano, "è da ritenere che i decreti flussi siano stati utilizzati come meccanismo per consentire l'accesso in Italia, per una via formalmente legale, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro". Tra i casi cita quello dei numerosi ingressi irregolari provenienti dal Bangladesh.
Bossi-Fini non si cambia -
L'idea è quella di prevedere un tetto massimo di domande per datore di lavoro, in relazione alle dimensioni dell'azienda; di incentivare la precompilazione delle domande, ampliando e rendendo effettivi così i tempi per i controlli e i controlli stessi, a loro volta automatizzati; di realizzare l'interoperabilità tra le banche dati; semplificazioni amministrative; di segnalare i datori che non provvedono alla stipula del contratto di lavoro, precludendo l'accesso al sistema. Per ora, riferisce la Cgil, da parte del governo "è esclusa" l'intenzione di affrontare il tema in toto della legge Bossi-Fini. Nessun intervento, quindi, per permettere di fare ingresso nel nostro Paese con un visto temporaneo per la ricerca di lavoro, anzi semmai l'intenzione è di stringere ulteriormente le maglie.