Una tempesta di estrema violenza. Così è stata definita la depressione Boris, che con piogge intense e forti venti in questi giorni ha investito l’Europa centrale: Romania, Polonia, Austria, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Il bilancio è di almeno quindici morti e migliaia di persone evacuate. Dietro di sé, Boris sta lasciando fiumi esondati e corsi d’acqua al posto delle strade, senza contare i gravi danni materiali.
In Romania il numero più alto di vittime, nella regione sud-orientale di Galati, e almeno 700 case distrutte. In Polonia è la regione sud-occidentale del Paese ad aver subito i danni maggiori, in particolare per l’esondazione del fiume Biala.
In Austria, in una sola notte, è caduto il quadruplo della pioggia che normalmente ci si aspetta in tutto il mese di settembre. La regione del Paese più colpita dalla tempesta, la Bassa Austria (nord-est), è stata classificata come zona disastrata. In Repubblica Ceca 260mila persone sono senza energia elettrica e Praga sono scattate le misure di emergenza per evitare l’allagamento.
L’ennesimo campanello d’allarme: il cambiamento climatico non è qualcosa di lontano da noi e le sue conseguenze sconvolgono l’Europa con una frequenza preoccupante.