su iniziativa della famiglia

Mostro di Firenze, nuovo colpo di scena: sarà riesumata la salma di Francesco Vinci

Nel 1982 l'uomo fu accusato di essere l'assassino delle coppiette, fu poi scagionato e ucciso. L'esame del Dna, chiesto dalla famiglia, servirà a chiarire se il cadavere sepolto nel 1993 sia davvero il suo

C'è un nuovo colpo di scena nel mistero mai dipanato sul mostro di Firenze. La moglie e i figli di Francesco Vinci, uno degli indagati nell'ambito della "pista sarda", hanno chiesto e ottenuto la riesumazione del cadavere del loro congiunto, ucciso nel 1993 in circostanze mai chiarite. L'esame del Dna servirà a stabilire se il corpo, trovato carbonizzato nel 1993 nella campagna di Pisa, appartenesse davvero allo stesso Vinci.

Chi era Francesco Vinci -

 Originario di Villacidro (Cagliari), è una delle figure indagate nella "pista sarda" sui delitti del mostro. Incarcerato nel 1982 come sospettato di essere l'autore dei delitti delle coppiette, fu poi scagionato e rimesso in libertà dopo il delitto dei ragazzi tedeschi a Giogioli del 1983, avvenuto proprio mentre era in cella. Vinci era entrato nell'inchiesta in quanto amante di Barbara Locci, uccisa con il siciliano Antonio Lo Bianco nel delitto del 1968 a Castelletti di Signa. Si tratta del primo delitto attribuito alla serie del mostro per via della medesima pistola, la Beretta calibro 22.

Vinci fu quindi accusato dal marito della Locci, Stefano Mele, a sua volta già condannato, come l'autore del duplice omicidio del 1968. Francesco Vinci avrebbe agito per motivi di gelosia verso la Locci, ma la modalità e il fatto che potesse possedere una pistola alimentò sospetti investigativi su di lui anche per altri quattro successivi assassinii di coppiette. Dopo il delitto dei tedeschi a Giogoli, però, fu scarcerato. La figura di Francesco Vinci, così come quella del fratello Salvatore, è inquadrata nell'ambito delle indagini come la cosiddetta "pista sarda", in un periodo in cui la Toscana, peraltro, era anche segnata dai sequestri dell'anonima sarda.

L'assassinio in circostanze misteriose e i dubbi della famiglia -

 Nel 1993, Vinci fu trovato assassinato, insieme con un amico, Angelo Vargiu, in una pineta nei pressi di Chianni. I loro corpi, incaprettati, erano stati rinchiusi nel bagagliaio di una Volvo data alle fiamme. Venne però escluso un collegamento con la vicenda del mostro. L'inchiesta si chiuse nel 1989 con un nulla di fatto. Storicamente, nelle ricostruzioni del mostro, il fatto viene richiamato tra le morti violente collaterali che hanno riguardato persone legate in vario modo agli indagati dei delitti delle coppiette.

Oggi, però, i familiari chiedono di conoscere la verità, ipotizzando che quel cadavere non sia davvero quello di Vinci e vogliono chiarire la questione con l'esame del Dna. "Abbiamo avuto l'autorizzazione comunale alla riesumazione e preleveremo i tessuti per fare il confronto col Dna dei familiari. In caso di conferma, il sospetto che non sia Francesco Vinci cade. Altrimenti avremo il cadavere di uno sconosciuto e dovremo sapere se Francesco Vinci, nato nel 1943, è ancora vivo e dove si trova", sono le parole del criminologo e investigatore privato Davide Cannella, che si è occupato dei permessi comunali e di organizzarla su iniziativa della famiglia.

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