L'omicidio dopo la rapina

Viareggio, la sorella del 47enne investito: "Vogliamo giustizia"

"Mio fratello era una persona comune, temiamo che il suo caso venga dimenticato. Quella donna è andata via senza pietà" dice alla tv marocchina la sorella di Said Malkoun

"Vogliamo giustizia”. A dirlo è la sorella di Said Malkoun, il 47enne algerino travolto da un'auto a Viareggio il 9 settembre. Alla guida c'era Cinzia Dal Pino, imprenditrice 65enne, ora ai domiciliari. La vittima l'aveva minacciata poco prima sottraendole la borsa. Poi, lei lo ha travolto più volte con la sua auto. Ora, da Casablanca, parla la sorella di Said Malkoun e all'emittente Chouf Tv dice: "Cinzia Dal Pino deve rimanere in carcere".

Secondo quanto riportato da La Nazione, la famiglia del 47enne avrebbe visto il video in cui l'uomo viene ripetutamente investito dall'imprenditrice. "Mio fratello era una persona comune, una persona come tante: per questo, temiamo che per il suo caso non ci sarà giustizia. Abbiamo paura che il caso venga dimenticato", dice la donna mostrando una foto della vittima. E chiede, tra le lacrime, l'intervento delle autorità marocchine e del re.

La sorella di Said, poi, racconta che l'uomo "era in Italia da 24 anni. Una persona rispettosa di tutti. Quella donna lo ha investito per quattro volte nonostante avesse visto le sue condizioni. E’ andata via senza pietà, senza chiedere aiuto". E conclude chiedendo ancora una volta giustizia per questo "omicidio barbaro". 

Legale di Cinzia Dal Pino: "Sul corpo nessun segno pneumatici" -

  "L'unica cosa che posso anticipare dell'autopsia è che non ci sono segni di soverchiamento della persona del rapinatore da parte dell'autovettura", nel senso che la macchina "non ci è passata sopra. C'è stato sicuramente l'impatto reiterato ma non ci sono quei segni di soverchiamento che indichino lesioni o segni di pneumatici e di passaggio della vettura sopra il corpo", "non c'è passaggio sopra". Così l'avvocato Enrico Marzaduri, difensore della 65enne, raggiunto al telefono dalla trasmissione La Zanzara, riguardo all'autopsia.

"Sopra il corpo l'auto non ci è passata - ha detto l'avvocato - c'è stato sicuramente l'impatto reiterato, questo sì, che ha provocato le lesioni ma non ci sono segni di pneumatici sopra il corpo", poi, ha concluso, "sulle cause della morte diranno i medici legali". Sulle manovre con l'auto della Dal Pino per investire il suo rapinatore, "la prima volta", al primo impatto dell'auto contro il 47enne, ricostruisce l'avvocato Marzaduri, "non era successo praticamente nulla, è caduto per terra, si è rialzato e ha ripreso a camminare nella stessa direzione, allora lei ha visto che la situazione si evolveva in un certo modo e ha nuovamente cercato di fermare il rapinatore colpendolo due volte con una sequenza quasi istantanea, a distanza di uno, due secondi lo colpisce e finisce col cofano contro una struttura rigida, una colonnina de negozio".

"Non c'è stato accanimento, sono portato ad escluderlo", afferma il difensore. La 65enne "non ci è voluta passare tre, quattro volte come qualcuno ha detto sulla base delle immagini, lo capisco, ma le immagini vanno esaminate con calma".

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