il caso nel 2018

Taormina (Messina), bimba di 5 mesi morta in ospedale: condannati quattro medici

Nel 2018 la bimba morì dopo un lungo intervento. Per l'accusa i camici bianchi del San Vincenzo "omisero un controllo Tac e sbagliarono la diagnosi"

© ansa

A Taormina (Messina) quattro medici sono stati condannati al processo di primo grado per la morte di una bimba di 5 mesi. La piccola era deceduta il 30 agosto 2018 all'ospedale Bambin Gesù di Roma, dove era arrivata in condizioni gravissime dopo essere stata trasferita dall'ospedale San Vincenzo di Taormina. Il Tribunale monocratico di Messina ha condannato a due anni e sei mesi un cardiochirurgo pediatrico e due anni ciascuno, con la sospensione della pena, un anestesista, un cardiologo pediatrico e un altro cardiochirurgo pediatrico.

Nel luglio del 2018 la piccola entrò in sala operatoria per un problema al cuore. Fu sottoposta a un intervento chirurgico all'ospedale di Taormina, ma qualcosa quel giorno andò storto. Come denunciarono i genitori, parte civile nel processo, l'intervento sarebbe dovuto durare circa cinque ore, ma la bimba uscì dalla sala operatoria dopo dodici ore. La piccola fu poi trasferita d'urgenza all'ospedale Bambin Gesù di Roma dove mori il 30 agosto 2018.

L'inchiesta aperta nella Capitale fu poi trasferita per competenza a Messina. Secondo l'accusa i medici non avrebbero ripetuto l'esame Tac pre operatorio ritenuto indispensabile per confermare la diagnosi originaria di difetto interventricolare perimembranoso. Durante l'operazione, secondo l'accusa, si sarebbe riscontrata una diversa patologia che l'omesso esame Tac avrebbe: "Si eseguiva un intervento diverso da quello originariamente programmato andando incontro a una situazione imprevista che ne prolungava la durata e ne incrementava i rischi".

"Giustizia è stata fatta - hanno detto i genitori della piccola commentando la sentenza -. Ha avuto giustizia, quella che meritava. Dopo sei anni e mezzo abbiamo avuto giustizia". Già in passato la famiglia aveva denunciato i tempi lunghi del processo e avevano dovuto chiedere aiuto per sostenerne i costi lanciando una raccolta fondi sulla pagina "Beatrice vuole giustizia".

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