Grande attesa al Teatro Mancinelli di Orvieto per "Tre Fenomeni" il progetto del compositore premio Oscar Nicola Piovani, che aprirà l'ottava edizione del festival della Piana del Cavaliere, il cui tema è quest'anno: "Metamorfosi".
L'appuntamento, in collaborazione con Umbria Green Festival, il primo festival umbro a impatto zero, è per sabato 7 settembre alle 21. Il Maestro Piovani dirigerà l’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani. L'artista, da molti anni ormai uno dei nomi di punta della musica italiana nel mondo, è nostro gradito ospite a "Popular".
Maestro, "Tre Fenomeni" è un lavoro avvincente, che trae spunto anche dalla natura. Come è nato? -
Massimo Mercelli, grande virtuoso di flauto, due anni fa mi ha proposto di scrivere brani musicali, da eseguirsi accanto ai tre meravigliosi concerti per flauto op. 10 di Vivaldi. Era una mezza sfida, ma mi attirava l’idea di misurarmi col virtuosismo. L’ho accettata, scrivendo tre concerti speculari a quelli vivaldiani. L’ho accettato mettendo una condizione: che i miei concerti fossero tassativamente eseguiti “dopo” quelli di Vivaldi. Il pubblico che corre a sentire Vivaldi ha il diritto di poter uscire dopo il primo tempo e non deve essere obbligato a sentire le mie musiche. Non mi è mai piaciuta l’abitudine, molto diffusa nelle sale da concerto, di piazzare i brani di musica contemporanea all’inizio della serata. Spesso il pubblico, se vuole sentire il Beethoven in programma nella seconda parte, è obbligato a sentire il brano di musica contemporanea della prima parte. Rispettare l’ordine cronologico delle composizioni secondo me è corretto, da molti punti di vista.
La serata al Teatro Mancinelli la vedrà in veste di direttore oltre che di compositore. Le due cose sono collegate, secondo lei? -
Dirigo spesso l’orchestra, ma solo musiche di mia composizione. Vede, se mi trovassi davanti a un’orchestra, magari di lunga tradizione, e dovessi dirigere una sinfonia di Brahms o di Mozart, non saprei che dire all’orchestra, cosa indicare a quei musicisti che l’hanno in repertorio da anni, che l’hanno eseguita con grandi bacchette, e che potrebbero spiegarla loro a me. Invece se eseguiamo una partitura che ho scritto io qualcosa da dire loro ce l’ho, la conosco meglio di loro. Una volta, a un tenore che si ostinava a legare una frase a modo suo, perché sosteneva che il suo fraseggio era migliore di quello che gli suggerivo io, ho dovuto rispondere: “Guardi, mi creda, va bene come dico io; ne ho parlato anche con l’autore”
L' Umbria è una regione di grandi manifestazioni musicali, come il Festival dei due Mondi, la Sagra Musicale Umbra o Umbria Jazz, la cui edizione invernale si tiene proprio ad Orvieto. Cosa rappresenta per lei portare una sua composizione al pubblico umbro? -
Il pubblico umbro, in particolare quello di Orvieto mi coinvolge in modo speciale: ho lavorato per molto tempo al teatro Mancinelli, lì sono nate diverse mie composizioni. Lì, grazie alla collaborazione del comune di Orvieto, debuttò la Pietà, uno Stabat Mater su testo di Cerami che nel 2000 portammo fino a Betlemme, sulla piazza della chiesa della Natività, in un concerto indimenticabile (indimenticabile per me, intendo).
A Orvieto ho passato molti giorni, giorni musicali, bellissimi. Mi dà emozione tornarci a suonare!
Abbinare musica ed immagine è una sfida? -
Abbinare musica e immagine è un’arte, un mestiere. Un mestiere che ho praticato a lungo, per più di duecento film, trascurando la mia attività teatrale e da concerto. Ora è il momento di recuperare il tempo teatrale perduto.
Vorrei concludere l'intervista con una domanda sulla collaborazione con Fabrizio de André.... -
Quando ho scritto musiche per e con Fabrizio De André, non avevo idea della portata artistica di quello che stavamo facendo. Lavoravamo con entusiasmo quasi adolescenziale, creaturale. Se mi avessero detto che, a distanza di cinquant’anni, un sito importante come il suo mi avrebbe fatto domande su quei dischi che stavamo registrando, mi sarei messo a ridere. Fu un’esperienza artisticamente folgorante, per noi che la vivevamo. Ha avuto anche un imprevisto, lungo successo, e questo, naturalmente, mi fa tanto piacere.