LA SERIE TV FUORI CONCORSO

A Venezia 81 Luca Marinelli è Mussolini in "M – Il figlio del secolo": "Da antifascista è stato doloroso"

Presentata alla Mostra del Cinema la serie tv firmata da Joe Wright che racconta la nascita del fascismo in Italia e l'ascesa al potere del Duce

© IPA

Presentata Fuori concorso a Venezia 81 una delle serie più attese dell'anno: "M – Il figlio del secolo" diretta da Joe Wright, in cui Luca Marinelli veste i panni di Benito Mussolini. Tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega, la serie ripercorre la storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in Parlamento nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti, nonché uno spaccato della vita privata del Duce. 

Luca Marinelli interpreta Mussolini -

 A interpretare il Duce, uno fra i più apprezzati attori italiani, Luca Marinelli, vincitore del David di Donatello, del Nastro d'Argento, della Coppa Volpi a Venezia e del prestigioso Shooting Stars Award al Festival di Berlino. E ha raccontato quel "dolore" provato sul set accompagnato dal regista Joe Wright: "All'inizio ho avuto tantissimi pensieri - precisa l'attore - perché vengo da una famiglia antifascista, sono antifascista, sono fermamente convinto di questo. Quando mi è stata offerta la possibilità di partecipare a questo progetto i pensieri erano più di uno. Ma poi ho pensato che nel mio piccolissimo era una possibilità di prendermi una responsabilità storica". "Credo che per fare questo lavoro onestamente sia importante approcciare al personaggio sempre sospendendo il giudizio. E diciamo che da antifascista aver sospeso il giudizio per quei sette mesi è stata una delle cose più dolorose che io possa aver mai fatto nella mia vita", così Luca Marinelli ha spiegato che è stata un'immersione profonda e complessa nel ruolo, che ha richiesto di mettere da parte la propria coscienza politica.

Il ruolo del Duce -

  Per Marinelli "era prioritario che arrivasse tutta l'importanza del progetto. Tutti noi abbiamo una gigantesca ignoranza e non abbiamo fatto veramente i conti con il passato perché la storia si ripresenta adesso. Il sapere e il dubbio hanno una grande importanza sociale e politica". E poi ancora "Sono partito da questo allontanando qualsiasi tipo di aggettivo, così come è pericoloso definire queste persone come mostri o demoni: sono purtroppo umani come noi. Parliamo di un criminale a tutto tondo, che si è macchiato di crimini orrendi e ha scelto di fare quello che ha fatto". Per prepararsi al ruolo, oltre al libro di Antonio Scurati dal quale è tratta la serie tv, Marinelli ha attinto a diverse fonti, tra cui i video dell'Istituto Luce e un testo per lui fondamentale: quello dell'archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, costretto a fare da guida a Mussolini. "Lì - ha spiegato l'attore - c'è veramente una descrizione accuratissima di una persona antifascista che descrive questa persona per quello che veramente era".

La serie di Joe Wright -

 Scritta da Stefano Bises ("Gomorra - La Serie", "The New Pope", "ZeroZeroZero") e Davide Serino ("Il Re", "Esterno Notte"), la serie non è il primo lavoro storico del regista Joe Wright: "Sono cresciuto antifascista, di recente abbiamo visto la crescita dell'estrema destra in tutto il mondo. Mi sono sentito responsabile per cercare di capire il processo", ammette il regista londinese, desideroso di "trasmettere cosa significava vivere in quel periodo", non senza rinunciare a una dose di contemporaneità affidata alle musiche, da Scarface alla cultura rave degli anni 90 "una specie di collage tra bianco e nero". Un mix estremo affidato al genio di Tom Rowlands dei Chemical Brothers.

Le parole di Antonio Scurati -

 Alla presentazione, uno spazio è stato dedicato allo stesso autore del libro, Antonio Scurati, che ha riaffermato: "Lo spettro del fascismo si aggira ancora per l'Europa, ma non sono stato io a evocarlo con il mio romanzo, o con questo film. Sono state altre forze storiche. Ciò che l'arte, antifascista e democratica, può fare è affogare quello spettro", ha detto seguite da un prolungato applauso della sala stampa, spiegato al termine: "La mia ricerca sul fascismo è sempre stata nello spirito di una forma d'arte popolare, ovvero raccontare con uno sguardo nuovo che arrivasse a tutti, in modo totalmente democratico. Certo, c'erano dei rischi nell'affrontare un tema come il fascismo, ma sono stati superati. Quest'opera è una nuova forma mobilitante per far conoscere a tutti che tipo di seduzione potente era il fascismo e far provare la giusta ripulsa".

Ti potrebbe interessare