A Milano dal 2012, Inner Spaces è un luogo per l'ascolto attento in simbiosi con la musica e con la possibilità di immergersi totalmente in spazi e paesaggi mentali creati dall'elettronica. Un’esperienza interiore da condividere. La rassegna è un punto di riferimento non solo in città ma anche in Italia per la sperimentazione e la ricerca interdisciplinare. E' ospitata dall’Auditorium San Fedele e diretta da Don Antonio Pileggi, che ha raccontato a Tgcom24 l'unicità della proposta che passa dalle scelte dei più interessanti nomi del panorama contemporaneo all’impianto audio Acusmonium Sator composto da 50 altoparlanti per una spazializzazione del suono che offre un'esperienza impareggiabile.
Dal 16 settembre al 2 dicembre si svolge l’edizione autunnale di Inner Spaces con sei nuovi appuntamenti dove figurano delle prime esecuzioni assolute, commissionate da San Fedele Musica: "Laus Angelorum" di Christian Fennesz, "Requiem" di Fauré-Corrado e "Canone infinito extended" di Lorenzo Senni, quest’ultima in coproduzione con il festival Linecheck. Alcuni protagonisti imprescindibili della musica elettronica presentano dal vivo progetti inediti o di recente pubblicazione, quali Drew McDowall (Psychic TV, Coil), Kevin Richard Martin (The Bug) e Shackleton, insieme a nomi sempre più affermati nel panorama internazionale, come Huerco S., o in rapida ascesa, tra cui Nadia Struiwigh, Lisa Morgenstern e Wata Igarashi, senza dimenticare le pioniere del genere, Èliane Radigue.
Com’è nata la rassegna Inner Spaces?
Bisogna menzionare due elementi distinti. Uno in riferimento alla storia e alla missione del Centro San Fedele, nato all’inizio del Dopoguerra per volontà del Cardinale Schuster con lo scopo di creare uno spazio di dialogo tra arte e fede nella città di Milano, il cui tessuto sociale e culturale era stato lacerato dalle vicende belliche. Si partiva da una visione dell’uomo permeata dal Vangelo, dall’Incarnazione, Dio che si fa uomo e rende nobile anche il quotidiano dell’uomo. Il Centro era frequentato dai maggiori artisti e registi italiani e divenne un punto di riferimento della vita culturale italiana. Un secondo elemento è invece legato al desiderio di creare dei momenti musicali speciali, che difficilmente vengono proposti in altri contesti.
Tra l’altro è una domanda che paradossalmente viene da un pubblico giovane, andare al concerto per fare un’esperienza di ascolto nelle migliori condizioni possibili. Ascoltare la musica assieme agli altri nel silenzio ed entrare nel mistero cui essa apre, in quegli spazi interiori personali e al tempo stesso comunitari, perché il concerto è un’esperienza condivisa con gli artisti che suonano e con tutto il pubblico, non è un atto solitario. Infine, presentiamo ogni anno un paio di appuntamenti in chiesa con progetti su tematiche bibliche, come ad esempio la sacra rappresentazione “Hieremias propheta” con Nicolas Jaar, la Via Crucis con musiche di J.S. Bach e F. Liszt rielaborate da Francesco Zago e il 30 settembre una serata sugli angeli con Christian Fennesz.
Che tipo di esperienza unica offre?
Di solito, nelle serate di Inner_Spaces vengono integrate grandi opere musicali del passato (strumentali ed elettroniche) in un confronto vivo con le ultime tendenze dell’elettronica, curando pure l’aspetto dell’ascolto immersivo con uno strumento audio adeguato, l’acusmonium composto da 50 altoparlanti distribuiti in vari punti della sala.
Non si vuole puntare sulla fruizione passiva bensì si ricerca la partecipazione del pubblico attraverso l’esperienza dell’ascolto. Proporre dunque alle giovani generazioni un ascolto diverso della musica elettronica, non i generi abituali dei club o da sottofondo. L’arte del regista Andrej Tarkovskij rimane la base ispiratrice, fin dalle origini, della programmazione di Inner_Spaces. Un’arte capace di integrare in modo unico pittura, poesia, musica, iconografia sacra, suoni della natura, silenzio, ritmi lunghi e sospesi riconducibili al tempo interiore della coscienza, la creazione del mondo come luogo di presenza di Dio e della sua rivelazione all’uomo mediante Gesù Cristo.
Come sceglie gli artisti?
Ciò avviene attraverso un lungo esercizio di ascolto di molti artisti, cercando linguaggi e modalità espressive capaci di interpellare un ascolto attento e di suscitare stupore. Mi giungono tante proposte di ascolto da parte di case discografiche e anche di artisti e chiedo consigli ai miei collaboratori che sono dei buoni conoscitori di questa galassia musicale.
Quali artisti in particolare è stato felice di portare al San Fedele e quali live l'hanno impressionata?
Dovendo scegliere, direi Nicolas Jaar e Christian Fennesz, è nata un'amicizia tra noi che va oltre la musica. Con loro c'è un dialogo molto bello anche su tematiche di fede. I concerti che mi hanno coinvolto in modo speciale sono stati quelli di Sarah Davachi e Richard Skelton perché li ho trovati vicini a due elementi dell’evento pasquale: la pace e la luce di Gesù risorto.
Ci sono artisti che le piacerebbe portare a suonare e che non è ancora riuscito?
Desideriamo invitare molti artisti ancora non passati a Inner Spaces, alcuni sono di grande notorietà, ci vuole pazienza e attendere il momento opportuno. Speriamo che i loro nomi vengano annunciati nelle prossime edizioni.
Da qualche stagione la rassegna è esplosa, senza che sia cambiato qualcosa della proposta a livello qualitativo e di nomi coinvolti (già a livelli altissimi dall'inizio). C'è stata una maggiore attenzione, anche in fatto di pubblico e affluenza. Cos'è successo per lei? Cosa è cambiato nella percezione del pubblico?
Mi pare che negli ultimi anni il concetto e il senso profondo della rassegna siano stati compresi meglio e si è diffusa più ampiamente la notizia di questa proposta. La rassegna è diventata in un certo senso un riferimento per tante persone che desiderano vivere il concerto come un'esperienza di ascolto lasciandosi condurre in un percorso inedito di scoperta. L’aumento del numero degli abbonati è un indizio di una fidelizzazione e un apprezzamento del lavoro portato avanti da tredici anni.
Qual è il tema del programma autunnale e come si lega ai nomi in programma?
Il tema di questa stagione trae ispirazione dal procedimento pittorico del chiaroscuro: oltre al significato tecnico nelle arti visive come gioco di variazioni di luminosità e proiezioni d’ombra per dare rilievo a un’immagine, è anche il termine per definire il risalto che si vuole dare nell’esecuzione di opere musicali ad alcune sezioni mediante un opportuno contrasto di toni, timbri armonici. Si tratta dunque di un artificio che mette in evidenza l’esistenza della dimensione simbolico-coloristica nella percezione sonora. In alcuni eventi della nuova stagione di Inner_Spaces la componente chiaroscurale viene impiegata nella giustapposizione di elementi opposti (generi musicali, fonti sonore). In altri, nella presenza di tonalità contrastanti tra le due parti della serata a tema, talvolta in termini di passaggio graduale dall’ombra alla luce e viceversa. Infine, il chiaroscuro può assumere un’accezione di ordine metaforico, di rappresentazione di realtà simboliche contrapposte, come il buio e la luce, la vita e la morte.