Contro la carenza di operatori sanitari in Italia arrivano nuove misure da parte dell'Unione Europea. La Commissione europea ha infatti firmato un accordo di contributo da 1,3 milioni di euro con l'Ufficio regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'Europa per sostenere gli Stati membri a trattenere gli infermieri nei loro sistemi sanitari e rendere la professione "più attraente". L'accordo, spiega Bruxelles in una nota, è finanziato dal programma europeo per la sanità EU4Health e prevede attività in tutti gli Stati membri dell'Ue per un periodo di 36 mesi.
Il finanziamento della Commissione -
Particolare attenzione sarà rivolta ai Paesi che presentano una significativa "carenza di personale sanitario, in particolare di infermieri", si legge nella nota. Il finanziamento comprenderà la creazione di piani d'azione per il reclutamento, programmi di tutoraggio per attirare una nuova generazione di infermieri, la stesura di valutazioni d'impatto sulla forza lavoro infermieristica per comprendere i problemi alla base di queste carenze strutturali e le strategie per migliorare la salute e il benessere degli infermieri. "Gli infermieri sono la spina dorsale dei nostri sistemi sanitari e sono fondamentali per garantire che i pazienti ricevano cure professionali e di alta qualità quando ne hanno bisogno", commenta la commissaria responsabile, Stella Kyriakides.
Oltre 15mila dimissioni di infermieri nel biennio 2021-2022 -
Tra il 2021 e il 2022 hanno lasciato la sanità pubblica italiana oltre 15mila infermieri con contratto a tempo indeterminato, e di questi oltre il 20% ha deciso di cambiare totalmente vita e settore lavorativo. È quanto rivela un'indagine del Nursing Up, il sindacato nazionale infermieri, confermando il biennio come quello con "il più alto numero di dimissioni volontarie dalla sanità pubblica". Per il periodo 2023-2024 invece, anticipa il sindacato all'Ansa, la stima delle dimissioni su base volontaria sarebbe di circa 8mila-8.500 infermieri l'anno. Una carenza di professionisti che, secondo il sindacato, si aggirerebbe in totale su circa 175mila unità.
"Perdiamo per strada sempre più infermieri - commenta Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up-. Il Ministero della Salute per l'anno 2021 indica, nella cifra di 52.534 professionisti, il numero di dipendenti della sanità che abbiamo perso, i cosiddetti "cessati puri", che a loro volta rappresentano il 56% delle cessazioni complessive. Nel complesso parliamo di ben 6953 infermieri che si sono dimessi volontariamente dal nostro SSN nell'anno in questione".
Oltre il 20% sceglie di cambiare totalmente vita -
A questi dati, si aggiungono quelli per l'anno 2022. "Siamo partiti dai numeri della Ragioneria dello Stato che, per il 2022 indicano in 283.939 il numero totale di infermieri (+ 4078 rispetto al 2021, grazie a un esiguo numero di assunzioni)- prosegue-. Abbiamo poi analizzato i dati degli Ordini Professionali e delle Regioni, che indicano, per l'anno in questione, una percentuale di circa il 3% di dimissioni volontarie sul totale degli infermieri. Da questi dati emerge che nel 2022 abbiamo perso, per dimissioni volontarie, non meno di 8500 professionisti dell'assistenza, per un totale, nel biennio in questione, di 15450 infermieri".
L'analisi rivela che gli infermieri sono oggi la categoria della sanità che in assoluto abbandona maggiormente, "di sua sponte", la sanità pubblica. Le destinazioni sono i paesi stranieri, il privato, "nonché una percentuale di oltre il 20% decide di cambiare del tutto vita". Un'emorragia comune anche ad altri Paesi che, secondo il sindacato, nonostante l'arrivo in Italia di infermieri provenienti da Cuba, Argentina, India e Paraguay non si riuscirebbe comunque ancora a colmare.