Sull'omicidio di Sharon Verzeni, in Procura a Bergamo gli investigatori sono ottimisti: "Prenderemo il killer di quella donna", assicurano. Sull'esito delle indagini nessuno rivela gli ultimi sviluppi, ma i messaggi che passano sono di fiducia in una soluzione non lontana. "Abbiamo delle ragioni per essere moderatamente ottimisti di arrivare a una soluzione in tempi non lunghi", chiarisce il procuratore facente funzioni Maria Cristina Rota. A un mese dall'accoltellamento della 33enne, ancora non si trova il movente del delitto.
"Una ragazza senza ombre -
"Difficile fare ipotesi su chi potesse volere la morte di Sharon", scrive l' "Eco di Bergamo", che sottolinea come la 33enne fosse "una ragazza con una vita tranquilla e senza ombre". Secondo quanto scrive il quotidiano, "nulla di significativo sulla sua vita è emerso dalle testimonianze, sia dei familiari che delle colleghe di lavoro, nulla dall'analisi del cellulare, ed è anche possibile che l'assassino non abbia lasciato alcuna traccia del suo Dna".
Vigilanza rafforzata -
Un delitto talmente strano che si ipotizza anche che Sharon abbia incontrato la persona sbagliata nel momento sbagliato. E così, in paese si è fatta strada la paura che ci sia un balordo in libertà, pista mai abbandonata. Il procuratore ammette che il fatto "desta un fortissimo allarme sociale come ogni delitto", ma aggiunge: "Riteniamo che l'incolumità della popolazione non sia a rischio perché c'è una vigilanza rafforzata". Le forze di polizia sono infatti presenti giorno e notte. E le indagini "serratissime, in più direzioni, con il pm titolare che segue ogni evoluzione e l'Arma dei carabinieri che ha dispiegato tutte le forze disponibili con professionisti di alto livello e buoni investigatori".
Il procuratore: "Lasciateci lavorare" -
Il procuratore conferma che al momento non ci sono indagati e che il fidanzato Sergio Ruocco è stato sentito "come persone informata sui fatti e tale rimane". A fronte di una copertura mediatica massiccia, il procuratore segnala che adesso occorre frenare l'attenzione e spiega: "L'unica esigenza che sentiamo è la serenità e la tranquillità nell'operare. Abbiamo bisogno di lavorare in pace. In questo periodo, durante le ricerche dell'arma del delitto, ci sono schiere di curiosi, cameramen e giornalisti che non consentono di lavorare in serenità. E' un assedio non utile alla risoluzione del caso. Lasciateci lavorare".