"PER POSSESSO DI DROGA"

Italiano condannato a 25 anni per stupefacenti in Egitto, Farnesina: "Farà ricorso"

Il ministero degli Esteri segue la vicenda con l'ambasciata "con la massima attenzione". La denuncia della famiglia

© Ansa

"Mio fratello è stato condannato a 25 anni di carcere". Lo afferma Andrea Passeri, il fratello di Giacomo (di Pescara), arrestato un anno fa in Egitto con l'accusa di possesso di droga e condannato da un tribunale a Il Cairo. "Siamo ancora sotto shock - dice il fratello -: ci hanno comunicato che Andrea deve scontare la condanna in carcere". La Farnesina sottolinea che il suo legale "ha già informato l'ambasciata dell'intenzione di presentare ricorso". L'ambasciata, in stretto coordinamento con la Farnesina, segue il caso con la massima attenzione.

Nei mesi scorsi la famiglia del giovane aveva lanciato l'allarme sulle sue condizioni, spiegando che aveva anche iniziato uno sciopero della fame per il trattamento ricevuto e le lungaggini processuali. 

In una nota del ministero degli Esteri si precisa che si stanno mantenendo "costanti contatti con il legale del connazionale" e di aver "richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza". 

Nel suo comunicato, la Farnesina ripercorre la vicenda spiegando che il 19 agosto ha avuto luogo a Il Cairo l'udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il capo della Cancelleria consolare dell'ambasciata d'Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore. Lo stesso giorno, si legge ancora, l'avvocato ha informato la sede che Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non ergastolo, come era stato detto in un primo momento). Le autorità egiziane, si spiega, accusano Passeri di averlo trovato in possesso di un importante quantitativo di stupefacenti tra cui anche numerosi ovuli, da lui ingeriti, contenenti anch'essi stupefacenti e, per tale motivo, lo hanno condannato per traffico internazionale di droga. In attesa della pubblicazione del dispositivo della sentenza, il legale ha comunque già informato l'ambasciata dell’intenzione di presentare ricorso.