La Cina ha avviato un'indagine anti-sussidi sull'import di prodotti lattiero-caseari dall'Unione europea come risposta ai dazi di Bruxelles sulle auto elettriche prodotte nel Paese orientale. La questione delle e-car è già stata impugnato da Pechino alla Wto. A metà giugno è invece stata annunciata anche un'indagine sui sussidi alla carne suina.
L'attacco di Pechino ai formaggi Ue -
Nel mirino dell'indagine, su richiesta presentata a fine luglio dalla China Dairy Association e dalla China Dairy Industry Association, sono finiti formaggi freschi ed erborinati, cagliata e alcuni lavorati di latte e panna, insieme all'esame dei sussidi della Politica agricola comunitaria (Pac). Pechino, passando al setaccio un settore che vale molte centinaia di milioni di euro, ha detto che l'inchiesta riguarderà i regimi di sussidi varati fino a fine marzo 2024 e i danni eventuali subiti dall'industria nazionale cinese tra inizio 2020 e lo scorso marzo, nonché i piani di sussidio nazionali in Irlanda, Austria, Belgio, Italia (in particolare, quelli ad assicurazione del bestiame e logistica lattiero-casearia), Croazia, Finlandia, Romania e Repubblica Ceca. L'indagine dovrebbe concludersi entro un anno ed è il primo passo verso l'imposizione di dazi. C'è poi un'indagine anche sul cognac francese.
I dati dell'import-export -
Come riporta Il Sole 24 ore citando i dati delle dogane cinesi, l'Ue è il secondo fornitore di prodotti lattiero caseari per la Cina, con almeno il 36% del valore totale delle importazioni nel 2023 dopo la Nuova Zelanda. In base ai dati Eurostat, l'anno scorso l'Unione ha esportato 1,7 miliardi di euro di formaggi e prodotti del latte nel Paese del Dragone, pari al 9,5% delle esportazioni totali. Il 20 agosto Bruxelles ha confermato l'intenzione di imporre dazi fino al 37% sulle importazioni di auto elettriche cinesi, in aggiunta alla già esistente tariffa del 10% su tutti i veicoli importati in Europa.
La decisione Ue contro le e-car cinesi -
La reazione della Cina era attesa, viste le pressioni e i toni usati nelle ultime settimane. La decisione di Bruxelles di aumentare i dazi sulle e-car - al fine di compensare gli aiuti di stato ricevuti dai marchi cinesi - è stata bollata da Pechino come "protezionismo" e "concorrenza sleale in nome della concorrenza leale", ha tuonato il ministero del Commercio. E l'irritazione è salita per il trattamento preferenziale dato alle auto Tesla prodotte in Cina, le cui tariffe d'importazione sono state ridotte al 9% dal 20,8% precedente, a fronte di una forchetta limata al ribasso del 17-36,3%, in aggiunta al 10% già in vigore, per i veicoli dei produttori cinesi. Il ministero del Commercio ha assicurato che Pechino adotterà "tutte le misure necessarie per difendere in modo risoluto i diritti e gli interessi legittimi" delle sue imprese, mentre la China Association of Automobile Manufacturers (Caam), la potente organizzazione dei produttori di veicoli del Dragone, ha lamentato "rischi enormi e incertezza" su operazioni e investimenti delle aziende associate nell'Ue.
La perdita in borsa dei titoli dei produttori di auto elettriche cinesi -
Di riflesso, i titoli dei produttori mandarini di e-car hanno subito brusche perdite alle Borse di Hong Kong, Shanghai e Shenzhen: Nio e Xpeng, ad esempio, hanno ceduto il 2%, mentre Geely Auto e Saic intorno allo 0,50%. Byd, il leader mondiale del settore, ha avuto un rimbalzo del 2% sulla convinzione degli analisti che la società abbia i margini per superare le turbolenze europee. La reazione negativa dei mercati è legata al fatto che le case automobilistiche cinesi hanno già subito il colpo: a luglio, quando i dazi sono entrati in vigore in via provvisoria, nell'Ue è stato immatricolato il 45% in meno di e-car dal Dragone sul mese precedente, secondo Dataforce che ha elaborato i dati provenienti da 16 Paesi Ue.