Vaiolo delle scimmie, l'Oms dichiara lo stato di emergenza internazionale: ecco di cosa si tratta
Per l'Organizzazione mondiale della sanità, la situazione costituisce "un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale". Si tratta di un poxvirus (monkeypox virus, Mpxv) simile allo scomparso virus del vaiolo umano
È allarme vaiolo delle scimmie, dopo il forte aumento dei casi in Africa. E l'Organizzazione mondiale della Sanità dichiara lo stato di emergenza sanitaria internazionale. A dare l'annuncio è stato il direttore generale dell'Oms, Tedros Ghebreyesus, che ha spiegato: "Il comitato di emergenza si è incontrato e mi ha informato che la situazione costituisce un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale. Io ho accettato questo consiglio".
Cos'è il vaiolo delle scimmie e quanti sono i casi -
Il vaiolo delle scimmie è un poxvirus (monkeypox virus, Mpxv) simile allo scomparso virus del vaiolo umano, che infetta le scimmie. Il primo caso di trasmissione umana è stato segnalato nel 1970. Solo nel mese di giugno sono stati 567 i contagi nel continente africano, con una pericolosa crescita di casi fra i bambini, anche neonati. Il numero di casi segnalati finora quest'anno ha già superato il totale dell'anno scorso, con oltre 14mila casi e 524 decessi.
Quali sono i sintomi del vaiolo delle scimmie -
I sintomi, riferiscono i siti istituzionali sanitari, includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e dolore ai linfonodi, seguiti dalla comparsa di pustole cutanee sul volto e in seguito generalizzate. La malattia è conosciuta come vaiolo delle scimmie ma è scientificamente definita mpox, anche per evitare lo stigma di questa definizione. I casi attualmente descritti in Italia non sono stati gravi, ma hanno necessitato di monitoraggio clinico.
Quanti sono i casi di vaiolo delle scimmie in Italia -
Negli ultimi due mesi in Italia, secondo l'ultimo bollettino del ministero della Salute, si sono verificati nove nuovi casi: due in Friuli-Venezia Giulia, uno in Lombardia e sei in Veneto. A partire da maggio 2022, quando in Italia è stato riscontrato il primo caso di infezione, nel nostro Paese sono stati confermati 1.056 contagi, 262 dei quali collegati a viaggi all'estero. Quasi la metà dei casi (441) sono stati registrati in Lombardia. Seguono il Lazio (169) e l'Emilia-Romagna (97).
Colpiti soprattutto i maschi -
Come avvenuto nel resto del mondo, la grande maggioranza dei contagi (1.040) ha riguardato persone di sesso maschile. È 37 anni l'età mediana con un range che va dai 14 ai 71 anni.
Come avviene il contagio -
La trasmissione avviene per contatto diretto con fluidi corporei, come sangue, goccioline respiratorie, saliva, secrezioni genitali, essudato di lesioni cutanee e crosta. La diffusione maggiore sembra avvenire in caso di rapporti sessuali tra maschi. La diagnosi di vaiolo delle scimmie umano è prevalentemente clinica, in base alla valutazione dei sintomi. La diagnosi va confermata da altri esami, come il rilevamento del Dna virale specifico mediante la Proteina C reattiva (Pcr).
Il quadro clinico -
Il quadro clinico dell'Mpxv umano, dopo un periodo di incubazione da 7 a 17 giorni, inizia con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e linfoadenopatia, seguiti successivamente da eruzioni cutanee ben circoscritte ma diffuse su tutto il corpo, con un tipico esordio centrifugo, che evolvono in fasi successive: maculare, papulare, vescicolare e pustolosa. Un secondo periodo febbrile si verifica quando le lesioni diventano pustolose ed è spesso associato a un peggioramento delle condizioni del paziente.
Esiste un vaccino contro il vaiolo delle scimmie -
Sì, esiste ed è stato recentemente approvato. I vaccini attualmente disponibili contro il virus del vaiolo possano garantire una certa efficacia anche nei confronti della malattia del vaiolo delle scimmie, sebbene i dati a supporto di tale ipotesi al momento siano ancora limitati. I vaccini originali contro il vaiolo non sono più disponibili al pubblico. La vaccinazione contro il vaiolo umano offre una qualche forma di protezione, con complicanze più frequenti tra i non vaccinati (74%) rispetto ai vaccinati (39,5%). Tra le rare complicanze sono riportate: broncopolmonite, shock secondario a diarrea e vomito, cicatrici corneali che possono portare a cecità permanente, encefalite specialmente nei pazienti con infezione batterica secondaria e setticemia, con la formazione di cicatrici sulla pelle come sequela a lungo termine.