Il Superbonus finisce in tribunale. Oltre 250 imprese che operano nel settore dell'edilizia si sono riunite per chiedere un risarcimento danni allo Stato italiano. L'azione legale è promossa da Cande (Class Action Nazionale dell'Edilizia). Nel mirino le norme che hanno incagliato i crediti previsti nell'ambito della famosa misura che riconosceva agevolazioni, detrazioni e rimborsi per interventi di natura edilizia, con l'obiettivo di ammodernare e migliorare l'efficienza energetica delle costruzioni.
Il bonus edilizio, introdotto dal governo Conte II durante la pandemia per stimolare l'economia, è costato alle casse pubbliche circa 160 miliardi di euro. Dopo la riforma voluta dall'attuale governo sul Superbonus 110, le imprese si sono viste bloccare la cessione dei crediti che erano stati promessi. In particolare, a chiedere un risarcimento allo Stato a fianco di Cande è un'impresa appaltatrice che fa parte delle 250 socie dell'associazione. L'azienda, dopo lo stop ai crediti, sarebbe finita in causa con il committente dei lavori che avrebbe dovuto svolgere grazie alle agevolazioni.
L'udienza si terrà al tribunale di Vicenza il prossimo 5 novembre. Per la prima volta la presidenza del Consiglio sarà chiamata a rispondere di un eventuale danno: si tratta di una novità in materia giurisprudenziale relativamente alla intricata materia del Superbonus, fanno sapere da Cande. "Un traguardo importante - spiega l'avvocato Daniele Marra, legale dell'associazione -. La scelta del magistrato è stata quella di condividere alcune tesi difensive, tra queste quella rappresentata dal fatto che la ditta appaltatrice può essere garantita anche dal legislatore italiano che, con i provvedimenti legislativi di urgenza come quelli che hanno via via compromesso la cessione del credito e lo sconto in fattura, ha inciso direttamente su rapporti privati e tra privati, rendendo più oneroso un appalto edile".