Il decreto carceri è legge. È arrivato il via libera definitivo dalla Camera con 153 sì, 89 no e un astenuto. L'assemblea di Montecitorio aveva già votato, martedì sera, la fiducia posta dal governo sul provvedimento. Quest'ultimo era stato licenziato dal Senato giovedì, sempre con un voto di fiducia. A nome delle opposizioni, il vicepresidente dei deputati di Alleanza Verdi-Sinistra, Marco Grimaldi, ha telefonato al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per chiedere "l'immediata convocazione di una conferenza dei capigruppo" e definire "un'azione riparatoria" da parte di Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia ha chiesto un incontro al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, annunciando di voler proporre "modifiche alle norme sulla custodia cautelare".
Cosa prevede il decreto carceri: le misure -
Il testo prevede l'assunzione di mille agenti nei prossimi due anni. Ci saranno inoltre misure a favore dei detenuti, come la possibilità di fare più telefonate. Sarà introdotto il reato di "peculato per distrazione" e sarà più facile per i carcerati tossicodipendenti scontare la pena in comunità. Tra gli obiettivi spicca la semplificazione delle procedure allo scopo di accelerare i tempi della burocrazia carceraria e di umanizzare gli istituti garantendo anche l'alternatività della pena in comunità. L'idea di Nordio è anche quella di proporre al Csm di potenziare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza e di prevedere che i detenuti tossicodipendenti scontino la pena in comunità. Come chiesto anche da Forza Italia con i suoi emendamenti al Senato.
Il vertice a Palazzo Chigi con Nordio e Meloni -
Il decreto è stato licenziato dalla Camera proprio mentre a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni incontrava Nordio, i sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e i presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio per fare il punto sulle prossime mosse da intraprendere sull'emergenza carceri che "resta una priorità".
Lo scontro alla Camera su detenute madri e colletti bianchi -
Il via libera del provvedimento in Aula è avvenuto tra mille polemiche e al termine di un aspro scontro alimentato soprattutto da due ordini del giorno: uno del dem Marco Lacarra, a favore delle detenute madri, e uno del deputato di Azione Enrico Costa, subito ribattezzato "Salva Toti" o "Salva colletti bianchi". Dopo il voto di fiducia in seduta notturna, l'esame del testo parte in sordina con un via libera corale all'odg del deputato Pd Gian Antonio Girelli che impegna il governo a intervenire sulla salute mentale nelle carceri. E ne passano anche altri per potenziare l'attività teatrale e culturale. Ma è con quello di Lacarra che sale la tensione. Il governo sulle prime dà il parere favorevole chiedendo una minima riformulazione, salvo poi cambiare idea quando il deputato si è opposto alla firma dell'odg della leghista Simonetta Matone. "Matone si è espressa sempre in modo contrario in Commissione" anche sul ddl Sicurezza, ha spiegato Lacarra, "non posso accettare che ora firmi l'odg" che impegna il governo a finanziare le case famiglia per le detenute madri. Il capogruppo di Fdi, Tommaso Foti, ha invitato quindi l'esecutivo a dare parere negativo. Il sottosegretario Andrea Ostellari ha concordato, Portando anche Forza Italia, con Pietro Pittalis, a ripensarci dopo averlo sottoscritto. L'ordine del giorno è stato così respinto con 156 no e 127 sì. Avs e Pd hanno parlato di "rappresaglia", Lacarra di "ritorsione". Roberto Giachetti di "governo da Asilo Mariuccia".
La protesta delle opposizioni e la risposta di Fontana -
Per il centrosinistra, "è uno schiaffo al Parlamento" il fatto che mentre alla Camera si stava votando il decreto carceri in via definitiva, a Palazzo Chigi fosse andato in scena un vertice "fare il punto sull'emergenza carceri e il sovraffollamento". Fontana ha assicurato che avrebbe informato il ministro Nordio della richiesta. Il presidente della Camera, da parte sua, ha ribadito "la centralità del Parlamento, le cui prerogative devono essere garantite attraverso il confronto delle idee e l'assunzione delle responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati".