A Parigi 2024

Match Carini-Khelif, interrogazione Fratelli d'Italia a Ue | La pugile azzurra incontra Meloni: "Mi ha detto di non mollare"

L'eurodeputata Elena Donazzan: "E' un atto che reputo di pura violenza contro la donna nello sport"

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Dopo il match di pugilato femminile tra l'italiana Angela Carini e l'atleta algerina Imane Khelif, terminato dopo pochi secondi per il ritiro dell'azzurra, Fratelli d'Italia ha presentato un'interrogazione alla Commissione europea. Lo ha riferito l'eurodeputata di FdI Elena Donazzan. "E' una vera e propria discriminazione contro la donna atleta" e "un atto che reputo di pura violenza contro la donna nello sport", ha detto. 

Attorno alla pugile algerina - estromessa dall'ultimo Mondiale dalla federazione internazionale di boxe per un livello di testosterone sopra la media, ma ammessa regolarmente dal Cio ai Giochi - nelle ultime 48 ore si è creata una polemica politica che ha finito con l'affossare prima di tutto la pugile campana, che ha detto basta dopo appena 46 secondi.

Tanta la tensione accumulata in un match uscito dai binari sportivi, "troppo pesanti" a detta dell'azzurra i colpi portati dall'atleta nordafricana, quinta alle Olimpiadi di Tokyo e arrivata in Francia con il "bisogno" di raccogliere una medaglia dopo "quasi otto anni di preparazione". E mentre sugli spalti sventolano le bandiere algerine, sul quadrato si consuma il dramma di Carini. Inginocchiata al centro del mondo, con la testa al papa' che non c'è più, subito dopo essersi ritirata.

"Non me la sono più sentita di combattere dopo il primo minuto. Ho iniziato a sentire un dolore forte al naso. Non è da me arrendermi - ha detto l'azzurra in lacrime subito dopo l'incontro -. Io sono salita sul ring per mio padre, se mi sono fermata l'ho fatto solo per la mia famiglia". Carini evita di fare polemiche ("non sono nessuno per giudicare, se questa ragazza è qui ci sarà un motivo") limitandosi a dire di aver "sentito troppo dolore oggi", il direttore tecnico della federazione azzurra chiarisce che "qui oggi non c'è stata premeditazione" e aggiunge che la boxeur di Napoli era alle prese con una infiammazione al naso e stava prendendo antibiotici.

Il premier Giorgia Meloni, ospite a Casa Italia a Parigi, parla di "gara non ad armi pari" e spiega di non essere "d'accordo con la scelta del Cio, perché è un fatto che con dei livelli di testosterone nel sangue dell'atleta algerina la gara in partenza non sembra equa". Il presidente del Consiglio ha anche incontrato l'atleta azzurra. "E' stato come una mamma che incontra una figlia - ha raccontato la puglie azzurra -, si è immedesimata subito con me. Mi ha detto di non mollare, vai avanti e credi nei tuoi sogni perché oggi tutto questo non dipendeva da te. Questo mi ha dato grande forza".

Matteo Salvini, tra i primi ad accendere la miccia sul tema, definisce la scena "davvero poco olimpica: vergogna a quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari". Il presidente del Senato Ignazio La Russa sottolinea che "il suo ritiro le fa onore. L'aspetto in Senato per abbracciarla".

Sulla questione si esprime anche Vladimir Luxuria, che invita "a sottrarsi a questa strumentalizzazione inutile e dannosa - ha spiegato -. Adesso correranno da Angela per renderla simbolo ed eroina nazionale, magari cercheranno di candidarla. Diventerà il simbolo martire di questa ideologia gender inesistente". In difesa di Khelif è intervenuto il comitato olimpico algerino, che denuncia in una nota "tentativi di diffamazione, basati su menzogne, del tutto ingiusti" e spiega di aver "adottato tutte le misure necessarie per proteggere la nostra campionessa, convinti che brillerà ai Giochi Olimpici".

Il ritiro di Carini ha fatto notizia anche fuori dai confini italiani, tanto che J.K. Rowling, l'autrice di Harry Potter, lo ha definito "una brutale ingiustizia" nei confronti di una atleta che "si è appena vista strappare via tutto ciò per cui ha lavorato e si è allenata perché è stato permesso a un uomo di salire sul ring con lei".