Con l'80% delle schede scrutinate "il presidente uscente, Nicolas Maduro, ha ottenuto 5.150.092 voti, ovvero il 51,2%, mentre il suo diretto avversario, Edmundo Gonzalez Urrutia 4.445.978, ovvero il 44,02%". Lo ha annunciato il Consiglio elettorale nazionale, dopo la chiusura dei seggi per le elezioni presidenziali in Venezuela. L'affluenza alle urne è stata del 59%. Il Cne ha anche denunciato "un'aggressione al sistema che ha causato ritardi". La comunità internazionale non ci sta e ipotizza brogli. A Caracas scoppiano proteste contro la contestata vittoria: scontri tra polizia e manifestanti.
Proteste a Caracas contro l'elezione di Maduro -
I manifestanti che protestano contro la rielezione hanno iniziato a radunarsi in alcuni punti di Caracas, la capitale, e alcuni hanno tentato di bloccare le autostrade, tra cui quella che la collega alla zona portuale dove si trova il principale aeroporto internazionale del Paese. Scontri tra polizia e manifestanti. Le prime immagini, trasmesse dall'emittente argentina "Todo Noticias", mostrano agenti della polizia di Caracas in tenuta antisommossa lanciare lacrimogeni ed esplodere colpi con pallottole di gomma per
disperdere la protesta.
Il risultato, con un ritardo di ore, tra accuse farneticanti del governo di Caracas di nuove trame di "potenze straniere" e "di sicari politici di ultradestra specializzati nella destabilizzazione dei governi della regione", convince solo i Paesi alleati del socialismo bolivariano: Nicaragua, Cuba, Iran, Russia, Cina e Honduras, che si sono precipitati a congratularsi col presidente (al governo dal 2013) per il suo nuovo mandato, fino al 2030. Nella sua prima conferenza stampa, Maduro ha denunciato un tentativo di colpo di Stato da parte di chi lo voleva "mitragliare in piazza", ma "li abbiamo arrestati".
Opposizione denuncia irregolarità -
L'ex deputata della Plataforma unitaria democratica, Delsa Solorzano, ha denunciato al Consiglio elettorale irregolarità nello scrutinio delle elezioni presidenziali in Venezuela. "Lo denuncio con le prove in mano - ha affermato -. Stanno ritardando la trasmissione dei dati al centro di computazione e la pubblicazione dei verbali. C'è un numero significativo di seggi elettorali da cui vengono allontanati i nostri testimoni e altri in cui si rifiutano di trasmettere i risultati della scheda di conteggio". "Ma con i risultati che abbiamo - ha aggiunto - possiamo dire di sapere cosa sta accadendo nel Paese".
Opposizione: "Abbiamo vinto noi con il 70% dei voti" -
La leader dell'opposizione, Maria Corina Machado, ha affermato che "il nuovo presidente eletto" del Venezuela è l'ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, nonostante il Consiglio elettorale abbia annunciato la vittoria di Nicola Maduro. La forza anti-chavista ha proclamato di aver "vinto con il 70%" dei voti". "Abbiamo grandiose informazioni da condividere. Voglio dire a tutti i venezuelani e democratici del mondo che abbiamo già il modo per provare la verità".
"Lotterò per "imporre la verità, deve "prevalere la verità e la sovranità popolare", ha aggiunto Machado, affermando di essere in possesso di dati "indipendenti" sugli exit poll, così come di altri studi che danno un vantaggio schiacciante all'opposizione. "Sappiamo tutti cosa è successo oggi, lo sa il popolo, lo sa la comunità internazionale e lo sanno loro", ha detto. "Vogliamo dire a tutti i venezuelani che il Venezuela ha un nuovo presidente ed è Edmundo González Urrutia. Abbiamo vinto e tutti lo sanno", ha detto. "Abbiamo vinto in tutti i settori del Paese e in tutti gli Stati", ha aggiunto Machado.
Gonzalez: "Faremo rispettare la volontà del popolo" -
"Parlo con la tranquillità delle verità e voglio dire ai venezuelani che faremo rispettare la volontà. Abbiamo le schede dei seggi che dimostrano che il nostro trionfo è categorico e storico". Lo ha affermato l'ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, portabandiera della Piattaforma unitaria democratica.
Blinken: "Seri dubbi sui risultati del voto, conteggio sia trasparente" -
Washington è stata tra i primi a esprimere "dubbi" sul risultato emerso dalle urne. Lo ha fatto per bocca del segretario di Stato Antony Blinken in una dichiarazione proprio mentre Maduro festeggiava la sua riconferma tra spettacoli di droni (regalati da Pechino), fuochi artificiali e note di salsa, al grido di "i fascisti non passeranno" e i ringraziamenti al suo mentore, il comandante Hugo Chavez (di cui il 28 luglio ricorrevano i 70 anni dalla nascita). Blinken ha chiesto un conteggio dei voti "equo e trasparente". Il segretario di Stato Usa ha quindi espresso "seri dubbi" che i risultati delle elezioni in Venezuela rappresentino la volontà del popolo.
Tajani: "Perplessità su regolare svolgimento elezioni" -
Dubbi sull'esito delle elezioni anche da parte di Antonio Tajani. "Ho molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela. Chiediamo risultati verificabili e accesso agli atti: il risultato che annuncia la vittoria di Maduro rispecchia veramente la volontà del popolo?", ha scritto infatti su X il ministro degli Esteri.
I governi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Uruguay, Perù e Repubblica Dominicana, in un comunicato congiunto, hanno chiesto il "riconteggio dei voti alla presenza di osservatori elettorali indipendenti", sollecitando una "riunione urgente del Consiglio permanente dell'Organizzazione degli Stati americani per emettere una risoluzione di salvaguardia della volontà popolare". Più caute sono invece apparse le due superpotenze economiche della regione, il Brasile di Lula e il Messico di Lopez Obrador, in attesa delle conclusioni degli osservatori internazionali.
Espulsi i diplomatici di sette Paesi latinoamericani -
Il governo di Maduro ha espulso gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Yván Gil, dal suo profilo X, accusando queste nazioni di "interferenza" e ha ordinato ai diplomatici venezuelani in quei Paesi di tornare a Caracas.
Maduro: "Il fascismo in Venezuela non vincerà mai" -
"Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l'aggressione, con la minaccia. Non ce l'hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà". Queste le prime parole del presidente Nicolas Maduro, festeggiando con migliaia di supporter che si sono concentrati davanti al Palazzo Miraflores. "Chavez vive. Chavez questo trionfo è tuo", ha poi aggiunto ricordando che domenica, nel giorno delle elezioni, era il suo settantesimo compleanno.
Maduro: "Attacco hacker per gridare a frode" -
Maduro ha quindi risposto all'opposizione che ha denunciato irregolarità nello scrutinio dei voti. "Abbiamo subito un attacco massivo hacker al centro del Consiglio elettorale. Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale. Per poter gridare quello che avevano preparato, 'gridare alla frode'. Gente brutta, brutti, la gente bella è qui con me", ha detto infatti Maduro. "Questo film lo abbiamo già visto con Capriles, ci furono morti per colpa loro - ha evidenziato -. Non permetteremo che scatenino la violenza. Ha prevalso la voce della pace. Non lasciatevi attrarre dalla violenza".
Telefonata Biden-Lula -
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il capo di Stato brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, si sentiranno nelle prossime ore per parlare delle elezioni in Venezuela. Lo riporta Cnn Brasile. La telefonata è stata richiesta dall'amministrazione Usa.