Le infezioni croniche da virus dell'epatite B (HBV) e C (HCV) coinvolgono rispettivamente 254 e 50 milioni di persone nel mondo e causano 1,3 milioni di morti ogni anno. A ricordarlo, nella Giornata mondiale contro le epatiti che si celebra il 28 luglio, è l'Istituto superiore della sanità (Iss). In Italia e nei Paesi europei, non solo l'epatite B e C ma persino le infezioni derivanti da A (HAV) ed E (HEV) si verificano sia con casi sporadici che con focolai epidemici, sebbene questi virus siano più largamente diffusi negli Stati con bassi standard igienico-sanitari.
"Le epatiti virali continuano a rappresentare un problema importante per la salute, con un grande impatto sulla vita delle persone, oltre a quello sociale ed economico - sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il Dipartimento di Malattie Infettive dell`Iss - . Le epatiti virali, in particolare la B e la C ma anche la A, condividono alcune delle modalità di trasmissione con Hiv e infezioni sessualmente trasmesse (Ist). È utile quindi che anche alcune delle strategie da mettere in atto per controllare la loro diffusione siano condivise". Vista la possibile trasmissione per via sessuale, la segnalazione di positività a questi virus è stata recentemente inserita nella Sorveglianza Sentinella delle Ist.
Al centro della campagna promossa ogni anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ci sono proprio le azioni che si possono mettere in campo per contrastare le infezioni e la diffusione di tali virus. Negli ultimi anni l'Iss, in collaborazione con il Ministero della Salute, è impegnato su più fronti per la prevenzione e il controllo delle epatiti, mettendo in atto azioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi posti dall`Oms. Alcuni passi avanti sono stati fatti attraverso approfondimenti epidemiologici sulle infezioni acute da virus e il monitoraggio che raccoglie dati dei pazienti cronici producendo evidenze importanti non solo per la prevenzione, la terapia, ma anche per l`elaborazione di politiche sanitarie. Dal 2022 l'Oms ha lanciato una nuova strategia, affiancando all'obiettivo di eliminazione delle epatiti virali anche l'eliminazione di altre infezioni ad ampia diffusione, quali le Ist e l'Aids .
Tra le varie forme di prevenzione che si potrebbero incentivare in futuro contro le epatiti, ci sarebbe un monitoraggio più esteso. Uno studio pubblicato recentemente, cui ha partecipato anche l'Iss, ha stimato infatti che lo screening allargato alla popolazione generale adulta, porterebbe a una riduzione in 10 anni di circa 5.600 decessi, 3.500 epatocarcinomi e oltre 3.000 scompensi epatici, rispetto a quanto può fare uno screening meno efficiente o una diagnosi tardiva. In Italia si stimano circa 280 mila persone infette da epatite C asintomatiche e pertanto non diagnosticate. "Il nostro studio - sottolineano gli esperti dell`Iss - ribadisce l'importanza dell'allargamento dello screening alle fasce di età più anziane (nate prima del 1969), le quali oggi non vengono ancora indirizzate verso lo screening gratuito dell'epatite C".
L'Italia ha stanziato un fondo dedicato allo screening dell'infezione da epatite C per la popolazione generale, in modo da renderlo gratuito per i gruppi chiave (persone che vengono seguite dai servizi delle dipendenze e detenuti) e quelli nati tra 1969-1989. Grazie a questi programmi dal 2020 sono state testate oltre 1.700.000 persone, rilevando oltre 13mila infezioni attive da epatite C. Lo screening attivo in Italia ha raggiunto circa il 10% della copertura della popolazione target al 31 Dicembre 2023, con 14 Regioni che lo hanno attivato. La copertura più alta (32%) è stata raggiunta dall'Emilia Romagna. Liguria, Veneto e provincia autonoma di Bolzano hanno delle coperture intorno al 20%. La Lombardia riporta un tasso di copertura del 13% mentre le altre Regioni stanno sotto il 10 e, in alcuni casi, hanno iniziato da poco lo screening.