A uccidere Martina Guzzi, 24enne morta il 28 maggio in un incidente stradale a Catanzaro, sarebbe stato non lo schianto ma il malfunzionamento dell'airbag della sua auto. A sostenerlo è la relazione preliminare richiesta dalla Procura. Già nei giorni successivi all'incidente, secondo la Gazzetta del Sud, gli inquirenti avevano ipotizzato che "la concausa della morte" fosse connessa "al difettoso funzionamento dell'airbag Takata", costruttore giapponese fallito nel 2018 proprio in seguito allo scandalo degli airbag difettosi. E ora quell'ipotesi, dopo la relazione dei periti, si rafforza.
Il documento, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, "esclude altra lesività traumatica riconducibile all’incidente in cui è rimasta coinvolta la signora Guzzi Martina". Mentre invece, dal punto di vista medico legale, "si può concludere che la sua morte sia in nesso di causalità diretta con un malfunzionamento del sistema di detonazione dell’airbag". Secondo la relazione, proprio l'airbag "a seguito dell’urto, proiettava ad alta energia cinetica un corpo metallico con modalità di urto e lesività assimilabili a ferita d’arma da fuoco".
Insomma, secondo i periti della Procura di Catanzaro Martina Guzzi non è morta per lo schianto contro la Ford che ha invaso la sua corsia durante un sorpasso, ma sarebbe la prima vittima italiana dello scandalo degli airbag della casa giapponese, che ha già provocato decine di morti e centinaia di feriti in tutto il mondo. Takata era infatti il fornitore di airbag delle maggiori case automobilistiche del mondo perché forniva i suoi prodotti a prezzi altamente competitivi. Ma 15 anni fa, dopo i primi incidenti, si scoprì che molti di quegli airbag erano difettosi.
Partì così una massiccia campagna di richiamo riguardante milioni di auto in tutto il mondo. Secondo una recente stima della Nhtsa, l'ente statunitense per la sicurezza dei trasporti, riportata dalla Gazzetta dello Sport, finora solo in America sono stati sostituiti 45 milioni di airbag Takata difettosi, ma i veicoli coinvolti potrebbero essere più di 100 milioni. E mentre il costruttore giapponese nel frattempo è fallito, i richiami continuano ancora oggi. Proprio l'auto guidata dalla giovane sarebbe stata una di quelle sottoposte a richiamo per via dell'airbag difettoso. E mentre Martina Guzzi potrebbe essere la prima vittima italiana dello scandalo degli airbag mortali, si scopre che in Italia, secondo dati non confermati, i feriti sarebbero già una quindicina.