L'ex presidente americano Bill Clinton e la moglie Hillary, sconfitta da Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca quando il tycoon fu eletto presidente, stanno sostenendo privatamente il presidente Joe Biden nella sua decisione di non ritirarsi dalla presidenziali e hanno incoraggiato i donatori a fare altrettanto. Lo rende noto la rete tv Nbc che cita fonti informate della Casa Bianca. Ma Biden, ancora isolato per via del Covid, è sempre più isolato anche politicamente con il partito democratico che continua a fare pressing per un suo passo indietro.
I media descrivno Joe Biden come rabbioso perché vede contro di lui un complotto interno per rimuoverlo dalla Casa Bianca. Relegato nella sua casa al mare in Delaware e scaricato dagli alleati, il presidente è sempre più amareggiato con coloro che, almeno una volta, riteneva amici e compagni della sua vita politica. La continua fuga di notizie viene interpretata come un'azione coordinata per aumentare la pressione affinché si ritiri. A far irritare Biden sono soprattutto quelli che lui considerava amici: Barack Obama e Nancy Pelosi. Il presidente ritiene l'ex speaker della Camera la grande istigatrice della campagna in atto nei suoi confronti e vede il suo ex capo come il burattinaio dietro le quinte.
Obama e Pelosi gli orchestratori (secondo Biden) -
Una rabbia che cova da anni e che ora è esplosa: Obama, Pelosi e il leader del Senato Chuck Schumer furono coloro che nel 2016 gli consigliarono di non candidarsi e gli preferirono Hillary Clinton. Loro - è l'idea che lo ossessiona da anni, secondo alcune fonti - sono quelli che hanno consegnato il Paese a Donald Trump. "Hanno sbagliato nel 2016 e sbagliano anche ora", ripete con i suoi collaboratori più stretti, con i quali nota il silenzio assordante degli ultimi giorni di Obama.
Silenziosi in pubblico, Bill e Hillary Clinton invece avrebbero espresso dietro le quinte il loro sostegno alla decisione del presidente di continuare a correre, e si sarebbero detti disponibili ad aiutare la Casa Bianca. A essere frustrato comunque non è solo Biden ma tutta la sua famiglia, che vede come un tradimento quello che il partito democratico sta facendo al presidente, sul quale la pressione per un ritiro sta diventando insostenibile.
Le defezioni aumentano di giorno in giorno: sono più di 35 i membri democratici del Congresso che hanno chiesto pubblicamente un passo indietro di Biden, mentre continuano i presidi di manifestanti davanti alla Casa Bianca che esigono il suo ritiro. Il presidente però resiste e guarda alla Georgia e al Texas come prossime tappe della sua campagna elettorale la prossima settimana, non appena superato il Covid. Kamala Harris continua a difenderlo e cerca di rassicurare i donatori democratici, sempre più preoccupati.
Kamala Harris nella posizione più difficile -
La vicepresidente si trova nella posizione forse più difficile, quella di mostrare - come sta facendo - lealtà assoluta al suo capo, ma allo stesso tempo prepararsi alla possibilità di raccoglierne il testimone. Harris è la favorita a prendere il posto di Biden nel caso in cui decidesse di fare un passo indietro, anche se alcuni nel partito capitanati da Pelosi premono per una mini-primaria. Mentre il dibattito prosegue, il tempo per Biden e i democratici stringe.
Kamala Harris: Biden un leader che lotta per il popolo americano -
E proprio Kamala Harris, su X, ha poi scritto:"In quanto vicepresidente io vedo Joe Biden quando le telecamere sono accese e quando sono spente. Nello Studio Ovale, nella Situation Room e durante la campagna. Joe Biden è un leader che lotta per il popolo americano".
Pressioni su Biden perché decida entro il weekend -
Secondo indiscrezioni, se il presidente non deciderà di lasciare entro il fine settimana da lunedì la pressione aumenterà ulteriormente con un elevato numero di deputati e senatori pronti a chiederne il ritiro. Biden invece non intenderebbe muoversi almeno fino a mercoledì prossimo, ovvero fino alla fine della visita negli Stati Uniti del premier israeliano Benyamin
Netanyahu, in arrivo lunedì, al quale non vuole dare soddisfazione visti i loro rapporti tesi su Gaza.
Suggestione Hillary come candidata -
E poi arriva anche la suggestione di un re-match del 2016 con la candidatura proprio di Hillary Clinton. "Non c'è solo un buon candidato, c'è la persona più qualificata che abbia mai corso: Hillary Rodham Clinton", lo scrive un opinionista di The Hill, Pablo O'Hana, secondo il quale l'ex segretario di stato è "pronta, ha un curriculum senza paragoni e una lunga esperienza". Chi la critica potrebbe puntare il dito sullo scandalo delle email del 2016 ma si tratta di un episodio "già messo sotto indagine e risolo: è stata scagionata da tutte le accuse. Donald Trump no". "Abbiamo bisogno di Hillary più che mai", ha aggiunto. Il nome di Clinton non è circolato molto per la successione di Biden, con l'attenzione concentrata sul 'sogno' di molti democratici: la discesa in campo di Michelle Obama.