Favignana è tra le mete che più si attaglia ai desideri di vacanza dei nostri tempi. L’isola dal profilo a farfalla dell'arcipelago delle Egadi è infatti un luogo affascinante e comodo per lasciarsi la vita cittadina alle spalle, affogare i cattivi pensieri in quell’acqua incredibilmente turchese, puntando a ritmi lenti a base di infradito, occhialini e aperitivi serali davanti al tramonto.
Saliamo in sella ad una bici, le più datate sono le più richieste, appena approdati al porto di Favignana dopo mezz’ora di aliscafo da Trapani. Solo con quella il nostro viaggiatore potrà raggiungere tutti i punti dell’isola. A ridosso del porto si trova il piccolo centro abitato, brulicante di gente la sera dopo il tramonto fra via Vittorio Emanuele, via Roma e piazza Madrice; le spiagge, che sono insenature rocciose o calette non immediatamente accessibili, richiedono tempo e calzature adeguate per essere conquistate. L’isola è percorsa da numerosi sentieri bianchi pedalando sui quali, dal porto verso sud ovest, si arriva a Cala Azzurra. Qui lo scenario mozzafiato ruba la scena alle più gettonate località caraibiche: la cala è poco estesa, circostanziata da rocce piatte su cui ci si può sdraiare prima di entrare nell’acqua cristallina. Il fondale è poco profondo per qualche centinaio di metri dalla battigia ed è bianco per l’erosione della costa calcarea, tale da creare un effetto cromatico spettacolare.
Verso l’ora del tramonto il nostro viaggiatore può prima scoprire l’identità di Favignana legata alla pesca del tonno e alla sua lavorazione, visitando l’ex Tonnara Florio, oggi un museo che ripercorre la storia dell’isola e della prospera industria del richiestissimo pesce e delle gravose sessioni della mattanza; poi andare sulla montagna – Monte Santa Caterina -, presenza dominante sull’isola, per avere un punto di vista diverso e spettacolare a partire dalla salita (a piedi) fino all’omonimo, antico, abbandonato e misterioso Castello.
Al crepuscolo si riscende in paese dove dormire ha un gran fascino, immersi negli arredi marinari di case basse e candide con tetti a terrazza, come quelle di Scirocco e Tramontana (www.sciroccoetramontana.it) con rami di palme che sbucano dai cortili interni profumati di agrumi, arricchiti da piante aromatiche mediterranee. E’ il lusso della semplicità, dello stare al centro, nel reticolo di stradine, alcune vivaci e affollate di gente cordiale, altre più silenziose, che portano a perdersi volentieri osservando le consuetudini di quei pochi che qui risiedono.
Col fresco del mattino in una decina di minuti in bici il nostro viaggiatore è a https://sciroccoetramontana.it/it/ una meraviglia che rimane indelebile nella memoria di chiunque la viva. Qui emerge prepotentemente l’altra identità di Favignana, quella della cava e dei cavatori, che per secoli hanno impresso il loro segno nella roccia, e si rivela la fisionomia tormentata dell’isola, fatta di antri e di blocchi giganteschi di calcarenite che arrivano, secondo un disegno armonico, fino al mare, laddove in passato venivano caricati sulle imbarcazioni per essere trasportati ai ricchi compratori. Lasciamo la bici da una parte per proseguire a piedi su un breve tratto fino ad arrivare a una laguna che sembra un dipinto. Proprio in questa baia nel 241 d.C., alla fine della prima guerra Punica, i Romani ebbero la meglio sui Cartaginesi nella battaglia delle Egadi, sanguinosa al punto di tingere di rosso le acque trasparenti e imprimere quel colore nel toponimo: Cala Rossa.
Con poche pedalate il nostro viaggiatore raggiunge il Bue Marino, ambiente aspro e non facilmente accessibile, segnato da vecchie gallerie della cava da tempo abbandonata. Le grotte, labirintiche e monumentali, sono oltre che un’attrazione anche un ottimo riparo dal sole nelle ore più calde. Questa pietra porosa bianca utilizzata in edilizia è riconoscibile per il suo effetto cangiante provocato dall’ossidazione del calcio, che con l’andare del tempo sfuma al biondo ocra o al bronzo. I gradoni generati dall’azione dell’uomo sono dei perfetti trampolini naturali per fare tuffi adrenalinici in profondità nell’acqua popolata da dentici, saraghi, ricciole, rombi, tonni e aragoste. Si osservano facendo snorkeling nel tratto di mare fra Favignana e Levanzo, nella Secca del Toro e nella Secca Fondale. Non è difficile credere che in questo paradiso marino fino a poco tempo fa vi dimorasse la foca monaca mediterranea, “bue marino” per la gente del posto, che si appostava nei pressi di Cala Faraglioni (nord ovest) o vicino al faro a Punta Sottile (all’estremo ovest), zone più solitarie e silenziose, e si lasciava ammirare da lontano.
Buon cibo tradizionale si può trovare nei ristorantini intorno al porto: il cous cous va assaporato alla tavola della “Bettola”, il gran crudo si mangia da “Quello che c’è c’è” (il pesce arriva giorno per giorno direttamente dalle paranze), gli aperitivi più appaganti sono quelli di “Camparìa” e di “Cibo Chiacchiere Vino”; “Formica Osteria” è infine l’indirizzo più originale per la cucina di mare dalla doppia identità, quella orientale dello chef Taka e quella siciliana di Federica, nipote di un rais della tonnara.
Ulteriori informazioni su www.comune.favignana.tp.it