RISSE VIRTUALI

Usa: città di New York spende 59mila dollari di videogiochi per i detenuti

Videogiochi come Street Fighter 6 e Mortal Kombat 1 vengono offerti ai carcerati di New York City per incoraggiarli a mantenere una buona condotta

© Ufficio stampa

I videogiochi, specie se vissuti in compagnia, sono un luogo di incontro tra le persone ed è ormai indubbio il loro contributo nella socializzazione. Questo argomento è tenuto ben in considerazione in contesti dove i rapporti personali sono spesso critici: è il caso di New York City, con oltre 59mila dollari dei contribuenti destinati all'acquisto di giochi PlayStation per incentivare i detenuti a comportarsi bene.

A confermarlo ci ha pensato il New York Post, che ha rivelato un'iniziativa del Department of Correction di New York City per cercare di sfruttare il potere dei videogiochi (soprattutto quelli "multiplayer") per cercare di far "rigare dritto" i detenuti.

Latima Johnson, addetto stampa del dipartimento, ha descritto che i proventi vengono utilizzati nell'ambito dell'iniziativa Adult Programs Division per l'acquisto di 1.247 giochi, tra cui decine di copie di famosi titoli come Mortal Kombat 1 e Street Fighter 6, nonché di titoli sportivi come i più recenti Madden NFL 24 e NBA 2K24. Stando alle autorità, l'accesso alle console serve a "ridurre le risse e le violazioni delle regole in carcere", soprattutto nel tentativo di coinvolgere i detenuti più giovani.

La mossa della città di New York ha sollevato non poche polemiche, data la quantità di denaro speso e per il fatto che i detenuti del sistema di correzione "giochino" quando il tempo trascorso dietro le sbarre dovrebbe essere più adatto a "scontare una pena". A tal proposito, Celestino Monclova, ex-agente di correzione del centro di detenzione, ha affermato che l'accesso dei detenuti ai videogiochi e ad altri privilegi speciali potrebbe contribuire al picco di criminalità post-pandemia nella città. "Stiamo insegnando loro a sentirsi più criminali privilegiati. Le persone che vengono rilasciate continuano a mostrare i medesimi comportamenti problematici con cui prosperavano in carcere".

La situazione è dunque difficile da considerare correttamente, dato che le valutazioni non si basano su dati oggettivi ma su considerazioni personali da parte delle persone coinvolte. Un'argomentazione più obiettiva potrebbe essere quella di Benny Boscio, capo dell'ente Correction Officers Benevolent Association, che osserva che la quantità di denaro speso per l'intrattenimento diventa un po' più preoccupante se si tiene conto della mancanza di alcuni bisogni essenziali che potrebbe influire sul dilagare di comportamenti illegali, non legati ai videogiochi.

Quindi, come in tutto ciò che riguarda l’ambiente videoludico, la verità potrebbe trovarsi a metà strada: è vero forse che i soldi spesi per i giochi nelle carceri di New York sono molti, ma potrebbe rivelarsi utile non eliminarli del tutto, quanto piuttosto comprenderne il potenziale per utilizzarli al meglio per scopi di riabilitazione sociale.