Giacomo Bozzoli è stato preso. I carabinieri lo hanno rintracciato nella sua villa a Soiano del Garda, in provincia di Brescia. Era latitante da dieci giorni dopo la sentenza definitiva che ha confermato la condanna all'ergastolo per l'omicidio dello zio. Bozzoli era nascosto nel cassettone della sua camera da letto quando i militari lo hanno trovato e arrestato. I carabinieri avevano visto dei movimenti sospetti e sono entrati nell'abitazione, tra l'altro imbottita di cimici. La Procura, intanto, ha aperto un'indagine per capire se ci siano stati complici a sostegno della latitanza.
Procuratore: "Aveva 50mila euro in un borsello" -
"Abbiamo capito che era nella villa di Soiano e lo abbiamo trovato nascosto in un cassettone del letto matrimoniale. In un borsello aveva 50mila euro", ha detto il procuratore di Brescia Francesco Prete nella conferenza stampa in cui ha raccontato i dettagli dell'arresto di Giacomo Bozzoli. "Sappiamo che si è recato con compagna e figlio in Spagna poi ha fatto rientro in Italia con mezzi di fortuna". "Riteniamo - ha aggiunto Prete - che non avesse intenzione di costituirsi. Lo dimostra il ritrovamento nel cassettone del letto matrimoniale. Si è proclamato innocente e ha detto che vorrà dimostrarlo".
Quando è stato arrestato, Giacomo Bozzoli indossava una t-shirt, aveva capelli spettinati, barba e baffi. Probabilmente non immaginava che la villa fosse costantemente monitorata.
I carabinieri hanno eseguito l'ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Brescia a carico di Bozzoli, dopo 11 giorni di latitanza. L'uomo, accusato di aver ammazzato lo zio Mario e di aver distrutto il cadavere gettandolo nel forno della Fonderia di Marcheno, a Brescia, risultava latitante in seguito alla sentenza di condanna definitiva all'ergastolo emesse dalle corti d'assise di Brescia di primo e secondo grado.
Giacomo Bozzoli, che in questi nove anni è sempre rimasto in libertà, non aveva seguito l'udienza dove invece era presente il padre Adelio. Si pensava fosse a casa ad attendere il verdetto,
invece era già partito per tentare una fuga finita nella sua villa al lago.
Ancora non si trova la Maserati Levante utilizzata presumibilmente per lasciare l'Italia e resta un mistero come il 31enne, condannato all'ergastolo, sia rientrato in provincia di Brescia.
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