QUALITA DELLA VITA

La "città a 15 minuti" è una realtà solo per il 39% degli italiani

La qualità della vita migliora con i servizi essenziali entro un quarto d'ora: un indice misura la prossimità ai punti vendita di alimentari

© Ufficio stampa| spesa, supermercato

Le città a 15 minuti sono ancora un miraggio per gran parte degli italiani. Solo il 39% dei cittadini ha punti vendita di alimentari sotto casa. La teoria dello scienziato franco-colombiano Carlos Moreno che ipotizza una qualità della vita migliore se i servizi essenziali sono raggiungibili in 15 minuti, appare lontana dal diventare pratica. Se la situazione è più che accettabile per le province del Mezzogiorno (con BAT, Bari e Cagliari in testa, seguite da Napoli, Foggia e Taranto) dove il 60% dei cittadini raggiunge almeno un punto vendita tempo, lo stesso non si può dire per Belluno, Rieti, Udine e Treviso dove la prossimità viene garantita a meno di un cittadino su quattro.

A misurare l’accessibilità dei servizi è un indice realizzato nell’ambito del progetto Urban Pulse 15 del Centro studi delle Camere di Commercio "Guglielmo Tagliacarne", in collaborazione con Il Sole 24 Ore.

L'analisi si è concentrata sulla presenza nel raggio di pochi chilometri di negozi della grande distribuzione organizzata (iper e supermercati, discount e minimarket) o del piccolo commercio al dettaglio (panifici, macellerie, pescherie, fruttivendoli, e così via). I calcoli sulle quote di popolazione che hanno accesso a entrambi i punti vendita sono stati realizzati tramite tecniche avanzate di geo-analytics. Più nel dettaglio, l’analisi consente di distinguere la prossimità della Grande distribuzione organizzata da quella dei piccoli negozi, e il livello di diffusione tra aree urbane ed extraurbane.

Osservando i dati relativi alla Gdo, emerge che Torino ha i cittadini più fortunati per quanto riguarda la vicinanza ai supermercati: l'80,8% dei residenti ne ha almeno uno raggiungibile entro i 15 minuti. A seguire, fanno bene anche Milano (75,9%), Pescara (75,5%) e Livorno (71%). Ma se dentro il tessuto urbano Torino e Milano registrano migliori risultati, le aree extraurbane scivolano in basso, rispettivamente con il 52% e il 41% degli abitanti serviti da ipermercati e supermercati. In particolare, nel capoluogo lombardo emerge che interi quartieri sono meno serviti rispetto all'area più centrale: tra questi Bovisa, Trenno e Figino. Anche in alcuni quartieri di Roma si registra lo stesso gap tra centro e periferia, per esempio all’Eur o nella parte nord di Monte Mario. Sono invece i cagliaritani ad avere più Gdo di prossimità se vivono nell'hinterland (il 62,6%).

Per quanto riguarda i piccoli negozi sotto casa, che vendono articoli al dettaglio, la popolazione più servita è a Napoli, sia in città (83%) che nelle aree extraurbane (66,8%). In generale, "a causa della desertificazione e dell’overturism i piccoli negozi, come panettieri e macellerie, stanno drasticamente diminuendo nei centri storici, dove sembra difendersi solo la ristorazione", sottolinea il direttore generale del Centro studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito. Il Mezzogiorno resiste meglio a questa gentrificazione.  

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