I Placebo incantano il Rugby Sound Festival giunto alla sua ventitreesima edizione, ipnotici e impeccabili come sempre. Nella splendida cornice dell’Isola del Castello di Legnano (Milano) la band capitanata da Brian Molko e Stefan Olsdal si è esibita in un concerto, che si è subito trasformato in un'esperienza unica, nella quale una perfetta sinergia di suoni e immagini, corpi e strumenti ha reso la performance un viaggio speciale, intimo ed intenso nel segno della "connessione di emozioni" attraverso la musica. Il Rugby si conferma così un punto di riferimento nel panorama dei grandi festival musicali nazionali con una programmazione di alto profilo e di alto livello, che vedrà nei prossimi giorni salire sul palco anche i Suicidal Tendencies e i Cypress Hill. (Clicca qui per il programma completo del Festival).
A due anni dalla pubblicazione dell’ultimo album di inediti ("Never Let Me Go") i Placebo tornano quindi in Italia per la terza volta, prima tappa nel nostro paese del loro Tour 2024, che li porterà anche a Roma (dove suoneranno alle Capannelle il prossimo 8 luglio) e al Blue & Co. Festival di Pordenone il giorno successivo.
Nella suggestiva cornice del Rugby con l’approssimarsi del tramonto, Brian Molko e Stefan Olsdal, accompagnati da una band di alto livello con Matthew Lunn (batteria), Bill Lloyd (basso), Nick Gavrilovic e Angela Chan (tastiere), hanno suonato senza interruzioni per un’ora e mezza abbondante. Nella scaletta molti pezzi di "Never Let Me Go", tra cui le splendide "Beautiful James" e "Try Better Next time".
Prima dell'inizio del concerto un messaggio al pubblico, letto in italiano e in inglese e proiettato sui megaschermi per limitare l'uso dei telefonini: "Vi chiediamo di non passare il tempo facendo video durante il concerto. Questo rende più complicato connetterci con voi e comunicare efficacemente le emozioni delle nostre canzoni (...) Per favore siate qui e ora nel presente e godetevi il momento, perché è unico e non si ripeterà. Il nostro obiettivo è creare unione trascendenza...".
Al netto dei molti anni macinati sul palco, impressiona sempre la pulizia del loro suono, che anche quando esplode in frammenti ipnotici e psichedelici (come in "Bionic", "Surrounded by Spies", "For What It’s Worth") dimostra la capacità della band di gestire in live polifonie complesse.
Molko e Olsdal navigano nell’ampio repertorio dei loro successi regalando perle come "Too Many Friends", che incanta, come sempre. Qualcuno alza timidamente il telefono, nonostante il "monito" iniziale di Molko e l’imperativo finale della canzone: “When all the people do all day, is stare into a fuckin’ phone”, ma è sicuramente per una buona causa: immortalare un momento unico e irripetibile.