Marina: determinazione, coraggio, intraprendenza, generosità. Tra queste tue caratteristiche, di quale ti va parlare per iniziare?
Partirei dal coraggio, che è sicuramente la cosa che mi ha mandato avanti in tutti questi anni. Infatti, ho sempre cercato di fare innovazione nel mio lavoro, e il coraggio è proprio ciò che ti fa fare le cose che gli altri non fanno. Per esempio, nel mio settore, l’abbigliamento da lavoro, il coraggio mi è servito per vestire la gente che lavora con un gusto italiano, donando quindi un tocco di eleganza e di personalità anche a questo tipo di abiti. Un aspetto su cui ho investito molto.
Hai il DNA imprenditoriale, ma hai seguito un percorso del tutto personale. Mi racconti com’è andata?
Sì, ammetto di avere il DNA imprenditoriale. Partendo da mio nonno, che faceva intimo e magliette in filo di Scozia, a mio padre e ai miei zii, che lavorano in ambito fashion. Io, però, ho fatto un percorso totalmente differente, seguendo il suggerimento di un mio professore universitario il quale che ci ha esortato a scegliere e a puntare su qualcosa che nessuno fa. Io ho scelto di cambiare le regole del gioco per quanto riguarda le regole dell’abbigliamento da lavoro. Un lavoratore può essere comodo con felpe, tute, pantaloni e tutto ciò che serve, avendo allo stesso tempo capi chic in cui vi sono gusto e, perché no, un filo di ricercatezza senza tuttavia venir mai meno alla praticità, indispensabile quando si lavora, e senza spendere più del necessario. Anche per quanto riguarda le scarpe, la mia innovazione ha puntato su accessori stilosi che hanno superato i vecchi modelli ormai desueti e incompatibili con il gusto di oggi. Alla fine, comunque, direi che tutto è nato per puro caso grazie ai ragionamenti fatti, statistiche e dati alla mano, mentre frequentavo la Facoltà di economia dell’Università di Bergamo con il mio professore di marketing. È stato un percorso che mi è sembrato quasi naturale, quasi come se fosse stato già segnato nella mia vita.
Una donna giovane, manager e imprenditrice, che si occupa di abbigliamento da lavoro: è stato difficile farsi accettare?
Farsi accettare come donna in un settore in cui sino a dieci anni fa non ve era nessuna non è stato facile, soprattutto perché si tratta di un linguaggio che rimane tipicamente maschile. Il pregiudizio, del resto, non manca mai: molti pensano che, in quanto donne, si sia più adatte a occuparsi di moda, facendo magari le stiliste di chissà cosa. Io però non mi sono mai arresa, così come le altre donne che attualmente si sono inserite con successo in questo settore: quelle che si occupano dei caschi, per esempio, o nelle calzature e abbigliamento da lavoro come me, facendo progressi giorno per giorno.
BongiornoWork è un successo: quando hai capito che ce l’avevi fatta?
Devo ammettere che in Italia e in Germania BuongiornoWork è molto conosciuta, mentre non posso dire lo stesso per quanto riguarda gli Stati Uniti, per esempio. Il mio obiettivo, quindi, è quello di non fermarsi sino a quando non avremo ultimato il nostro percorso: dobbiamo fare ancora tanta strada.
I tuoi obiettivi per il futuro.
I nostri obiettivi sono di lungo periodo, ma – ripeto – non mi arrendo. C’è molto da fare, ma la strada è segnata.
Worklife balance, se ne parla parecchio…
Il mio tempo è dedicato per il 70% al lavoro. In ogni caso, la mia famiglia viene prima di tutto e molto del mio spazio è dedicato a loro.
Tempo libero te ne resta?
Di tempo libero, purtroppo, me ne resta molto poco. Quello che posso dirti è che sono molto abitudinaria e ho dei punti fermi: quando faccio delle vacanze ho dei piccoli spazi e mi muovo all’interno di 400 km, vado nel mio Friuli o nelle montagne vicino a Bergamo, città alla quale sono affezionata e nella quale ormai vivo. In ogni caso, amo l’Italia e resto in Italia. D’altra parte, sono spesso in giro per il mondo perché nell’arco dell’anno viaggio molto per motivi di lavoro e quindi per i periodi di svago scelgo di restare nel nostro Bel Paese.
Un tuo suggerimento alle ragazze che intendono diventare imprenditrici.
Occorre impegnarsi, non smettere mai di studiare. Mai mollare, anche se la strada può sembrare tortuosa, ma essere lungimiranti e non farsi bloccare da nessun evento. Bisogna essere sempre al passo coi tempi e non fermarsi mai pensando di essere arrivate, ma rimanere in allerta perché il mondo cambia e bisogna saper cogliere i cambiamenti. Sono felice di vedere le ragazze delle scuole interessate al mondo imprenditoriale e mi rende orgogliosa sapere che qualcuna abbia espresso il desiderio di diventare imprenditrice come me.
Una curiosità per i nostri lettori: nel tuo armadio cosa non può proprio mancare?
Ecco una domanda che alla quale effettivamente mi sarebbe piaciuto rispondere all’inizio di questa intervista. Ricordo una giacca di Chanel della quale mi ero innamorata da bambina quando avevo sei anni, un modello particolare che mi era rimasto in testa. Ebbene, dopo tanti anni mi recai a Parigi per una fiera del settore e ovviamente non sarei potuta non andare a vedere le vetrine di Chanel: con mio stupore vidi proprio quella giacca, era lì che mi aspettava e finalmente la acquistai. Probabilmente per molti potrebbe sembrare un capriccio, ma per me ha significato raggiungere un obiettivo grazie al mio lavoro e alla mia abnegazione. Un insegnamento che ho dato ai miei figli, cioè quello di avere sempre degli obiettivi da raggiungere: non importa se siano grandi o piccoli, ciò che conta è averli e fare del proprio meglio per raggiungerli.