La stagione 2024/25 del Piccolo Teatro nasce con l'intenzione e il bisogno di restituire l'oggi nella sua complessità tra produzioni e coproduzioni: 31 in totale, di cui 25 italiane (14 prime nazionali) e 6 internazionali (tutte prime italiane con anche un debutto assoluto), con 34 spettacoli ospiti. Un cartellone che va da Stefano Massini a Marco Paolini, da Antonio Latella a Davide Enia e che è sintesi dei vari modi di fare teatro, tra classico e sperimentale, di testo e di corpi, che sappia guardare alle origini interrogandosi sul presente e il futuro (e che si annoda con lo stesso passato). Tutto all'insegna del "teatro per tutti", come ha sottolineato il presidente Piergaetano Marchetti, durante la presentazione.
Il titolo della stagione -
"Solo Dio conosce tutte le combinazioni dell'esistenza, ma solo a noi spetta di scegliere la nostra combinazione fra tutte quelle possibili" scriveva Antonio Tabucchi nel libro "Il filo dell'orizzonte", che dà il titolo, e non solo, alla prossima stagione del Piccolo Teatro. La scenografa Margherita Palli, in un video, ha letto un estratto del romanzo, da cui sono nati quei fili dell'orizzonte motore delle proposte del teatro d'Europa per "fornire una labirintica galleria dei multiformi orizzonti del nostro tempo, colti da diverse prospettive", ha spiegato il direttore Claudio Longhi. Come il libro di Tabucchi nasconde dietro un'indagine poliziesca la vertiginosa ricerca di una verità, così l'orizzonte si sposta continuamente per chi lo guarda e vi tende.
Il programma -
È ancora nel segno di Calvino e del suo "Barone rampante", di una giovinezza che dell’orizzonte sposta ostinatamente il punto di vista e ne allarga la prospettiva, che si apre la nuova Stagione del Piccolo Teatro. Con la regia di Riccardo Frati, appoggiata a un rigoroso adattamento del romanzo, torna a riempire la scena del Grassi. Ad aprire il cartellone debutta a ottobre, in prima assoluta, il "Mein Kampf" secondo Stefano Massini, indagine su come il linguaggio può costruire il consenso, mentre Marta Cuscunà porta al Teatro Studio "Corvidae" uno stormo di corvi meccanici, come nuova armonia tra natura e progresso, che arrivano dal programma televisivo di Marco Paolini e Telmo Pievani. Dopo un felicissimo debutto nella seconda edizione del Festival Presente Indicativo torna in Stagione "Gli anni" di Marco D’Agostin. Poi arriverà "L'Arlecchino" di Giorgio Strehler, la produzione italiana più vista nel mondo, che rinasce per la dodicesima volta in 78 anni in una nuova edizione affidata a Stefano de Luca, con Enrico Bonavera, Andrea Coppone e un cast di attrici e attori diplomati alla Scuola di Teatro Luca Ronconi, protagonisti anche di "Sogno di una notte di mezza estate (Commento continuo)", in prima nazionale al Teatro Studio, dal 29 novembre.
Tornano al Piccolo anche gli artisti di lacasadargilla, consacrati agli ultimi premi Ubu, con "Anatomia di un suicidio", un'indagine sull'amore, sulle eredità e sul femminile, e "Uccellini", con al centro una riunione familiare. Torna anche "Ho paura torero", di Pedro Lemebel, con Lino Guanciale, mentre la crisi climatica è il sottofondo di "Darwin, Nevada" di Matthew Lenton e Marco Paolini, racconto on the road intorno al rischio estinzione del pensiero scientifico. Tra gennaio e maggio, spazio ad Antonio Latella con il dittico formato da "Zorro" e "Wonder Woman",
Poi si passa alla mitologia con "Semidei" di Pier Lorenzo Pisano in prima nazionale al Teatro Studio, mentre Gabriel Calderón sarà per la prima volta per dirigerne una produzione, in prima nazionale, versione in lingua italiana di un suo lavoro di successo, "Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III". Davide Enia porterà invece in scena "Autoritratto" per cercare di comprendere non tanto la mafia in sé quanto la mafia in noi, intrecciando cunto e parole, corpo e dialetto. Tra gli spettacoli internazionali, Caroline Guiela Nguyen torna con "Lacrima", opera che denuncia violenza e sfruttamento nel mondo della haute couture, Marcus Lindeen con "Memory of Mankind" esplora la relazione tra memoria e oblio, mentre Gaia Saitta racconta "Les jours de mon abandon" (I giorni dell’abbandono), dal romanzo di Elena Ferrante.