PROCESSO A BUSTO ARSIZIO

Compravendita mascherine dalla Cina, Irene Pivetti rinviata a giudizio

Le accuse contestate dal pm all'ex presidente della Camera sono frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio

© Ansa

Irene Pivetti è stata rinviata a giudizio dal Gup del Tribunale di Busto Arsizio (Varese), che ha accolto la richiesta del pm Ciro Caramore. L'ex presidente della Camera è accusata a vario titolo, insieme alla figlia, il genero, l'imprenditore Luciano Mega e altre persone - tutte rinviate a giudizio - di frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio nell'ambito di una compravendita dalla Cina di mascherine che arrivarono a Malpensa durante l'emergenza Covid. Il valore complessivo dei dispositivi sanitari ammontava a 35 milioni di euro.

"Mascherine di qualità scadente" -

 Secondo l'accusa, sarebbero state consegnate mascherine solo per un valore di 10 milioni, di qualità scadente, praticamente inutilizzabili e con falso marchio Ce. Le parti civili che si sono costituite in giudizio sono 13. Tra queste compaiono lo Stato, il ministero dell'Interno, l'Agenzia delle Dogane, l'Agenzia delle Entrate, oltre alle principali strutture medico ospedaliere che hanno ricevuto le mascherine.

Processo al via il 21 novembre -

 Le difese avevano chiesto il non luogo a procedere. Il dibattimento si aprirà il 21 novembre. Quasi certo che anche in quella sede le difese solleveranno un'eccezione di incompetenza territoriale, chiedendo che il processo venga spostato a Milano o Roma. Eccezione già più volte rigettata dal tribunale di Busto Arsizio.

A Milano il processo per evasione fiscale e autoriciclaggio -

 Tre giorni fa il pm di Milano Giovanni Tarzia aveva chiesto una condanna a 4 anni di reclusione per Irene Pivetti, nel processo per evasione fiscale e autoriciclaggio per una serie di operazioni commerciali nel 2016 del valore di circa 10 milioni di euro, in particolare la compravendita di tre Ferrari Granturismo che, secondo l'accusa, sarebbe servita per riciclare proventi frutto di illeciti fiscali. La Procura aveva chiesto anche altre tre condanne per altrettanti imputati, tra cui una a 3 anni per il pilota di rally ed ex campione di Gran turismo Leonardo "Leo" Isolani.

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