La malaria sarebbe apparsa per la prima volta almeno 4mila anni fa, una malattia che oggi nel mondo colpisce ogni anno 250 milioni persone e ne uccide 600mila. A causa dei cambiamenti climatici, essa sta tornando a diffondersi in territori considerati fino a poco fa fuori pericolo. A ricostruire la storia della malaria è uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature, guidato dall'Istituto tedesco Max Planck per l'Antropologia evoluzionistica e dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti.
La ricerca, che ha coinvolto 80 istituzioni di 21 Paesi compresa l'Italia, con l’Università di Sassari, ha ricostruito per la prima volta la storia della malaria: finora la ricostruzione è stata impossibile perché, a differenza di altre malattie, non lascia segni visibili sui resti ossei.
Com'è avvenuta la ricostruzione storica della malaria? -
La storia della malaria è stata ricostruita inseguendo a ritroso le tracce dei parassiti che la veicolano, rimaste imprigionate nel Dna antico estratto dai denti di antiche popolazioni umane. Le tracce sono state individuate grazie alla nuova tecnica di analisi genetica, grazie al Dna estratto da 35 individui vissuti nell'arco degli ultimi 5.500 anni.
Le tracce più antiche in Germania e Russia -
Dallo studio emerge che, sebbene oggi la malaria sia confinata quasi esclusivamente in zone tropicali, nel passato ha avuto una diffusione più ampia che si estendeva a gran parte del Nord America, in Scandinavia e Siberia. In America, inoltre, si sarebbero susseguite due ondate della malattia, la seconda delle quali nel periodo coloniale. Le tracce più antiche sono state trovate in campioni provenienti dalle attuali Germania e Russia.
In che modo si è diffusa? -
"Per la prima volta siamo in grado di esplorare l'antica diversità dei parassiti provenienti da regioni come l'Europa, dove la malaria è ora debellata", ha detto Johannes Krause, direttore dell'Istituto Max Planck. "Abbiamo potuto osservare come la mobilità e le migrazioni abbiano diffuso la malaria in passato, proprio come la moderna globalizzazione rende oggi i Paesi e le regioni liberi dalla malaria ma vulnerabili al suo ritorno", ha aggiunto.