La storia

Stalking, l'incubo di una vittima: "Ho denunciato il mio ex compagno trenta volte ma nessuno interviene"

C., un quarantenne di Aprilia, è ancora libero di perseguitarla. Nei suoi confronti non è stato disposto né un divieto di avvicinamento né un arresto

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Quella di Marina (nome di fantasia) è la storia di una vittima di stalking reiterato, che non sa più a chi chiedere aiuto. La donna ha denunciato l'ex compagno e padre di quattro figli, per trenta volte all'autorità giudiziaria, allegando video, foto e audio delle minacce subite negli ultimi due anni. Ma C., un quarantenne di Aprilia, è ancora libero di perseguitarla. Nei suoi confronti non è stato disposto né un divieto di avvicinamento né un arresto. Marina ha parlato dell'incubo che sta vivendo al Corriere della Sera.

L'ultima aggressione -

 L'ultima aggressione subita dalla donna risale all'11 giugno quando il 40enne di mattina ha approfittato di una finestra rotta al primo piano per entrare nell'abitazione della donna, distruggendo i mobili e minacciandola. "Infame, ti ammazzo", gridava nelle immagini riprese dal cellulare. "Aveva bevuto, accade spesso. Dopo l’ennesima incursione da parte sua sono dovuta andare al pronto soccorso... i medici mi hanno diagnosticato disturbi dovuti all’ansia: palpitazioni, vomito, tremore. Quattro giorni di prognosi... è solo uno dei molti episodi che ho subito", ha raccontato Marina.

"Sono sfiduciata" -

 C. è stato rinviato a giudizio il 23 maggio per molestie aggravate, ma "si sente intoccabile". Le varie denunce a carico dell'uomo trovano traccia nelle carte depositate alla Procura di Velletri ma, al momento, non sono servite a far scattare le procedure previste dal codice rosso, atte a proteggere le vittime di stalking. La donna ha il timore che la situazione possa ulteriormente degenerare. "Sono sfiduciata", ha ammesso.
 
La rabbia del legale della donna "Le istituzioni, nessuna esclusa, non fanno altro che consigliare alle donne di denunciare i loro aguzzini. Credo però che non abbiano la minima idea di quello che passa una persona comune quando decide di rivolgersi alle autorità per denunciare e di cosa voglia dire avere il vuoto assoluto attorno", ha affermato il legale della vittima, Sonia Battagliese. "Non voglio pensare che in Italia la legge funzioni solo se si è potenti ma temo che ai comuni mortali resti solo la speranza di non essere uccisi dal proprio carnefice".

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