DICHIARAZIONI IN AULA

Giulia Tramontano, Impagnatiello: "Ho depistato per fuggire dal mostro che era in me" | Disposta una perizia psichiatrica

"Le ho dato 37 coltellate, è spaventoso", racconta l'ex barman, descritto dai consulenti di parte come un uomo con "importanti" disturbi "narcisistici, ossessivi, paranoidei"

Prosegue l'udienza del processo dedicata alla conclusione dell'esame di Alessandro Impagnatiello, il 31enne imputato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto per aver ucciso la compagna Giulia Tramontano. "Non penso di essere pazzo, ho sperato di esserlo negli scorsi mesi per dare una risposta ma non penso di esserlo - ha detto rispondendo alle avvocate che lo assistono -. Ero un vaso saturo completamente pieno di bugie e di menzogne e non ero abituato a farlo di continuo, era come se dovesse svuotarsi di qualcosa quel vaso. Ammisi a Giulia il tradimento per svuotarmi da qualcosa che mi mangiava dentro".

La Corte D'Assise di Milano ha disposto una perizia psichiatrica nei confronti di Impagnatiello. I giudici si sono riservati di nominare i periti e hanno rinviato al 27 giugno per l'incarico. 

L'ex barman è stato descritto dai consulenti psichiatrici di parte come un uomo con "importanti" disturbi "narcisistici, ossessivi, paranoidei", un "maschio" che si sente "onnipotente con in pugno la quotidianità" di due donne e che "si è trovato improvvisamente a essere un maschio fragile, in balia delle due, delle loro rivelazioni e infine da loro scoperto nelle sue bugie a raffica e nelle sue manipolazioni".

La confessione del tradimento -

 Impagnatiello ha risposto alla domanda su come mai intorno a metà gennaio 2023 avesse per la prima volta raccontato a Tramontano della sua relazione parallela con un'altra ragazza. "Le confessai di avere una doppia relazione, un tradimento, ma anche in quel caso fu l'ennesima bugia perché non venne raccontato dettagliatamente ma con una storia molto fantasiosa e inventata nei dettagli", ha detto.

La foto con Giulia scattata poche settimane prima del delitto -

 "Quel quadro fu un regalo perché la foto ci piaceva particolarmente, rappresentava un bel momento per me, il momento di ritrovare nuovamente la mia strada con Giulia. Rivedevo Giulia", prosegue Impagnatiello davanti alla Corte di Assise di Milano, raccontando della grande foto della coppia scattata in Spagna poche settimane prima del delitto e appesa a una parete della loro abitazione a Senago. "Anche se in questi mesi, poi, mi sono reso conto che a Giulia ho dato parecchia sofferenza che non vedevo. Non le ho dato le attenzioni e la cura che volevo darle. Però in quel momento ho ritrovato Giulia. Le regalai questo quadro - ha continuato -, una nostra foto abbastanza grande che simboleggiava un momento per noi bello e importante".

Alla domanda della difesa se durante quella vacanza aveva sentito l'altra ragazza con cui aveva una relazione parallela, il 31enne ha risposto: "No. Le dissi che andavo con amici. L'ennesima menzogna. Le dissi che non volevo sentirla. Infatti i primi giorni di vacanza mi scriveva ma io non le rispondevo. Mi ero dimenticato di lei in quei giorni. Non la cercavo, non le scrivevo, non le rispondevo. Allontanarmi da lei in quella occasione mi riuscì. Poi purtroppo tornammo a Milano e ricaddi" e quindi la rivide. L'uomo rispondendo all'avvocato Samanta Barbaglia, che lo difende con Giulia Geradini, ripercorrendo la sua vita passata, prima di conoscere Giulia e parlando dai suoi familiari, non è riuscito a trattenere la lacrime.

Impagnatiello in aula: "37 coltellate è un numero spaventoso" -

 "Quando sono venuto a conoscenza in carcere da un servizio in televisione di averle dato 37 coltellate, una cosa che feci automaticamente fu mimare il gesto della mano per 37 volte. Non che ci sia un numero corretto, però è una cifra spaventosa, soffocante", ha detto Impagnatiello, rispondendo al pm Alessia Menegazzo che gli domandava perché nei primi interrogatori dopo il fermo disse di avere inferto a Giulia Tramontano soltanto tre colpi, quando alla scorsa udienza in aula ha detto di avere scoperto il numero dai media. "Non glielo so dire perché ho detto tre - ha aggiunto l'imputato - Avrei potuto dire qualsiasi numero".

"Ero in quello stato di nascondere, di scappare da quel mostro che era appena uscito da me", ha detto Impagnatiello, rispondendo in aula in merito ai tentativi di depistare le indagini, dopo l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza. L'ex barman ha spiegato che, quando confessò alla compagna la relazione parallela, si sentiva come "un vaso completamente saturo di bugie e menzogne. Era come se fosse strabordato qualcosa. Ne parlai con Giulia per liberarmi di qualcosa che mi divorava dentro".

Quando l'avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti, gli ha chiesto cosa sarebbe accaduto se non avesse fermato la fidanzata da una prima idea di abortire nel gennaio del 2023, lui lo ha interrotto e ha replicato: "Oggi non saremmo qui". "Io e Giulia - ha poi aggiunto - ci volevamo tanto bene, dopo un eventuale aborto ci sarebbe stato sicuramente un momento delicato da affrontare. Non ci saremmo lasciati". L'esame del 31enne si è concluso con le sue dichiarazioni spontanee. Poi in aula hanno iniziato a testimoniare i consulenti della difesa la quale, non è escluso, potrebbe chiedere una perizia psichiatrica.

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