Filippo Zanella, un 47enne fisioterapista di Cesena che non aveva notizie della figlia da quasi tre anni, ha ritrovato e recuperato la bambina in Polonia, a Rzeszów. La piccola era partita con la madre a fine settembre 2021 verso il Paese d'origine della donna e lì se ne erano perse le tracce. L'uomo si era trasferito in Polonia per cercare la figlia. È stato lui stesso a comunicare il ritrovamento nel corso di una conferenza stampa.
La ricerca è finita mercoledì. Fra tre mesi la bambina compirà dieci anni. "Il ritrovamento di mia figlia non è avvenuto grazie alle forze dell'ordine", ha precisato Zanella in videoconferenza, parlando di "una situazione di collusione della polizia polacca, con le spie interne che facevano il doppio gioco".
Ritrovata grazie a un investigatore privato -
L'ultimo inseguimento è avvenuto dopo quasi un mese di appostamento con un investigatore privato. "Mia figlia usciva di casa per stare in chiesa e ci rimaneva 5-6 ore al giorno, poi tornava a casa. Non aveva una scuola o amici, non ha mai avuto contatti con italiani". Decisiva una lettera di "un misterioso angelo custode, una persona che mi ha inviato una lettera con posta prioritaria in cui era indicata la posizione esatta di mia figlia. Non abbiamo la più pallida idea di chi sia, forse qualche persona all'interno della Caritas o qualche personalità ecclesiastica".
Il recupero ha rischiato di saltare all'ultimo perché, quando l'investigatore ha riferito al giudice l'indirizzo in cui si trovavano madre e figlia e questo lo ha comunicato alla polizia, le due sono scappate. "Abbiamo dovuto farlo per strada, è stato molto difficile perché la madre era violenta", racconta Zanella. C'era anche la nonna paterna italiana: "Ha fatto vedere la sua preparazione di infermiera dell'esercito. Eravamo gli unici autorizzati a toccare mia figlia. Se non avessi avuto il suo supporto, una bambina di 40 chili non è facile da caricare". Poi, l'inizio del rientro in Italia.
Zanella parla dall'Ungheria, dove la famiglia si è fermata a dormire prima di riprendere il viaggio. "Mia figlia sta bene, è serena, si trova in un'altra stanza con la nonna, stanno giocando e guardando i cartoni animati. Purtroppo lei non riesce più a parlare agevolmente l'italiano, ma in questi sei mesi mi sono messo a studiare il polacco". Resta la preoccupazione per come reagiranno la madre e suo fratello: "Ho ricevuto telefonate di minacce, devo stare attento sia alla mia incolumità sia alla possibilità di un successivo rapimento".
Polizia polacca poco collaborativa -
Resta l'amarezza per il muro della polizia polacca ("mia figlia non era nemmeno stata inserita nel registro delle persone scomparse") e per lo scarso attivismo delle istituzioni: "Dalla politica, sia italiana che polacca, non abbiamo avuto nessun appoggio, solo chiacchiere".