L'indagine, condotta da Ipsos, leader mondiale nelle ricerche di mercato, per conto di Bonduelle, certifica l'esistenza anche in Italia dei flexitariani, ovvero di coloro che vogliono ridurre l'assunzione di carne e proteine animali, ma senza rinunciarvi del tutto. Il 68% della popolazione nei Paesi in cui è stata svolta l’indagine (Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Russia, USA, UK) adotta un comportamento flexitariano, ma non tutti lo sanno.
Solo il 18%, infatti, si ritiene flexitariano consapevole e continuativo, mentre il 26% consapevole ma saltuario. Un 20%, invece, ha ridotto il consumo di carne ma non si ritiene tale. Il 32% non è propenso a rivedere le proprie abitudine e, quindi, a rinunciare al consumo di alimenti di origine animale. Comunque, i flexitariani esistono e si aggiungono ai vegani, vegetariani e pescetariani.
Chi sceglie questo tipo di alimentazione può sostituire alimenti di origine animale con prodotti simili per aspetto o consistenza, può compensare destrutturando i piatti e scegliendo solo cibi vegetali, e può ri-strutturare la propria dieta introducendo nuovi usi per prodotti vegetali. La carne rossa viene sostituita in prevalenza da verdure (57%), da altre proteine animali (48%) e dai legumi (42%).
Perché diventare flexitariani? -
Certamente influiscono l’inflazione e l’aumento dei prezzi, ma non rappresentano i motivi principali. Gli intervistati, infatti, seguono l’alimentazione flexitariana prevalentemente per prendersi cura di sé in modo preventivo (38%), per perdere peso (16%) o su indicazione del medico (14%). Le ragioni economiche sono citate dal 32%, mentre il 21% è spinto dalla tutela dell’ambiente e dalla diversificazione della propria dieta.
Il flexitarianismo in Italia -
Il 12% adotta un’alimentazione flexitariana tutto l’anno, il 30% solo in maniera saltuaria. Nel complesso il 23% dichiara di aver ridotto il consumo di carne. Insieme a vegani, vegetariani e pescetariani, è il 69% dei consumatori italiani ad aver ridotto in generale il consumo di proteine animali. Il 31% non vuole cambiare la propria alimentazione.