"Ciò che più mi addolora è che tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati. Nessuno. Potevano forse salvarli". È lo sfogo, riportato dal Messaggero Veneto, della mamma di Patrizia Cormos, una dei tre ragazzi che venerdì sono stati travolti dalla piena del fiume Natisone, a Premariacco (Udine). Uno sfogo comprensibile, anche se, sfortunatamente, nessuno dei presenti avrebbe potuto veramente fare qualcosa per salvare i ragazzi. Intanto, la procura di Udine ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti.
Lo sfogo -
"Non era importante fare i video. Lei era andata a fare una passeggiata, ha chiamato più volte il 112. Ha lasciato il suo nome, l'indirizzo. Ha detto 'Chiamate mia mamma'", ha proseguito la donna. "Spero che tutti si ricordino di Patrizia per come era: buona, un angelo, piena di voglia di vivere, amava viaggiare e condividere le cose con i suoi cari e con i compagni. Oltre a studiare tanto per realizzare i suoi sogni, andava anche a lavorare per guadagnare qualcosa, infatti mi diceva sempre 'Mamma, non voglio essere un peso per te'. Anche giovedì sera aveva lavorato, per questo venerdì le avevo suggerito di riposare. Abbiamo sperato fino alla fine che potessero aver trovato la forza di aggrapparsi a qualcosa", ha aggiunto la madre di Patrizia.
Dopo l'esame all'Accademia di Belle Arti Tiepolo di Udine, sostenuto proprio venerdì mattina, "mi ha telefonato e mi ha detto 'sono stata bravissima, ho saputo tutto e adesso vado a fare una passeggiata con Bianca'. Spero che nessuno viva mai un dolore come questo", ha concluso la donna.
La procura indaga per omicidio colposo -
"Abbiamo aperto un'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti: in queste vicende, per procedere bisogna configurare responsabilità di tipo omissivo, non commissivo". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Udine, Massimo Lia, in conferenza stampa, sulla vicenda delle due ragazze morte a causa della piena del Natisone e sul terzo ragazzo ancora disperso. "Condurremo tutti gli accertamenti del caso - ha aggiunto -, per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi. Mi preme, però, segnalare che, allo stato attuale, non ci sono elementi specifici che ci fanno andare in questa direzione, ma le verifiche sono in fase iniziale".
Patrizia chiamò quattro volte il 112 -
"Patrizia ha fatto quattro telefonate al numero unico di emergenza 112, l'ultima delle quali senza risposta", ha inoltre reso noto il procuratore. "La prima chiamata è delle 13.29, le altre nei minuti immediatamente successivi - ha precisato -. Dai primi accertamenti, tutto si è svolto in un arco temporale che si può quantificare grossolanamente in mezz'ora. Da una situazione di apparente tranquillità, quel tumultuoso scorrere del fiume Natisone che poi li ha travolti".
La telefonata: "Venite a salvarci, chiamate mia mamma" -
"Venite a salvarci!". E' la richiesta, quasi una implorazione, che Patrizia Cormos, ha fatto, in tono concitato, nelle sue telefonate al 112, mentre il livello dell'acqua del fiume Natisone continuava a salire e lei, Bianca e Cristian si erano resi conto che la situazione stava diventando ingestibile, già pericolosa. Poi, una volta fornite le generalità, ha detto agli operatori: "chiamate mia mamma".
Trovato il brandello di un indumento bianco, forse è di Cristian -
Secondo quanto riporta il Gazzettino, intanto, il brandello di un indumento bianco è stato ritrovato tra le griglie di una centrale idroelettrica a Manzano. Potrebbe trattarsi della maglia indossata da Cristian, il ragazzo ancora disperso nelle acque del fiume.