La convivialità è l’ingrediente segreto che rafforza i legami familiari e riduce lo stress. Buon cibo e movimento sono indispensabili per il benessere, ma se la dieta mediterranea aggiunge anni felici alla vita è merito anche della condivisione dei pasti e dello stare insieme. E se persino il New York Times ha dedicato un articolo al pranzo della domenica e al piacere tutto italiano della tavola condivisa, arriva oggi da due studi la conferma scientifica di quanto la convivialità faccia bene al nostro benessere psico-fisico.
Due importanti lavori di ricerca lo confermano: il primo è dell’Università del Minnesota, pubblicata sulla rivista Family, System and Health che fotografa l’attuale “stato di salute” della convivialità analizzando abitudini e riti quotidiani in Italia, Germania e Stati Uniti, con oltre 1.000 partecipanti per ciascun Paese. Il secondo è uno studio italiano pubblicato sulla rivista “Nutrition Research”, che analizza la più recente letteratura per confermare quanto mangiare insieme faccia bene alla salute, renda più felici e meno stressati.
Dei risultati di questi lavori e del potere della convivialità ha parlato un team multidisciplinare riunito dal Gruppo Barilla nel quadro del ciclo di incontri “Let’s Talk About Food & Science” iniziato nel 2021 e composto dagli autori della scientific review italiana Elisabetta Bernardi, Nutrizionista dell’Università di Bari e divulgatrice scientifica e Francesco Visioli, Professore Associato di Nutrizione Umana, Dipartimento di Medicina Molecolare, Università di Padova. Al talk ha partecipato anche Vincenzo Russo, Professore Ordinario di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing e Fondatore e Coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing “Behavior and Brain Lab” dell’Università IULM.
MANGIARE IN COMPAGNIA IN ITALIA, USA E GERMANIA: LO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ DEL MINNESOTA -
Realizzato in collaborazione con il Gruppo Barilla, lo studio dell’Università del Minnesota rivela che chi mangia più spesso in compagnia dichiara di essere meno stressato (specie tedeschi e italiani) e, a fine pasto, di avere un umore migliore per il resto della giornata, soprattutto americani e tedeschi. Inoltre, sono state riscontrate correlazioni positive significative tra la frequenza dei pasti condivisi e il rafforzamento dei legami sociali in tutti e tre i Paesi analizzati. Un’altra notizia positiva è che la convivialità è un fenomeno globale e non solo mediterraneo, pur con qualche differenza: dichiara di consumare sei o più pasti a settimana in famiglia o con gli amici il 50% degli intervistati, con punte del 74% in Italia, dato che conferma il nostro Paese leader della convivialità. All’altro estremo di questa classifica ci sono gli Stati Uniti: un americano su 10 ammette di non mangiare mai assieme ad amici o familiari e 3 su 10 non fanno più di 2 pasti a settimana in famiglia. E la tecnologia? Le tavole sono sempre più digitali: il 20% degli italiani condivide sui social media foto del pasto, tanto quanto gli americani e più spesso dei tedeschi, un’abitudine tollerata dai commensali purché non ci si intrattenga in videocall o telefonate.
DIETA MEDITERRANEA E CONVIVIALITÀ: MANGIARE INSIEME AGGIUNGE ANNI FELICI ALLA VITA -
un’ulteriore riprova della correlazione tra convivialità e una inferiore prevalenza di malattie cronico-degenerative, e maggiore benessere psicologico e longevità, arriva dalla scientific review italiana realizzata da Elisabetta Bernardi e Francesco Visioli. Dall’analisi delle risposte infiammatorie, dei livelli di pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e dei livelli di cortisolo si evidenzia una relazione diretta tra felicità, salute e longevità, sebbene i meccanismi che regolano una tale relazione non siano ancora del tutto chiari. Secondo il dr. Francesco Visioli “Il modello alimentare mediterraneo, che si fonda proprio sul valore della convivialità, fa bene e lo provano numerosi studi, tra i più recenti, un’indagine condotta sulla popolazione spagnola che ha dimostrato una correlazione tra dieta mediterranea, condivisione dei pasti e minore insorgenza di malattie cardiovascolare." Il contesto sociale esercita dunque una profonda influenza sul comportamento alimentare: quando le persone condividono il pasto danno priorità alla salute e al benessere, prediligendo una alimentazione sana e aumentando il consumo di frutta e ortaggi.
DIETA SANA IN BUONA COMPAGNIA -
stando allo studio, inoltre, i nuclei familiari che consumano insieme i pasti tendono ad avere una dieta più sana e i loro membri hanno meno probabilità di essere in sovrappeso o obesi. In particolare, i bambini che sin dalla tenera età sono cresciuti con genitori abituati al consumo di frutta e ortaggi saranno più propensi a integrare questi alimenti nella propria dieta quotidiana. Non solo: i bambini che consumano i pasti in famiglia hanno un rischio minore di obesità, migliori risultati scolastici e sono meno stressati e ansiosi. La partecipazione ai pasti con amici e familiari crea anche un ambiente favorevole allo scambio di esperienze, migliorando così la qualità della comunicazione.
L'IMPORTANZA DI CONSUMARE PASTI IN COMUNE -
la convivialità, caratterizzata da interazioni sociali gioiose e armoniose, sarebbe alla base del benessere individuale e collettivo. La d.ssa Elisabetta Bernardi sottolinea come “queste evidenze ricordano l’importanza di trovare il tempo per i pasti in comune. Non serve rimpiangere modelli conviviali che fanno parte di un passato lontano: che si tratti di un piacevole brunch nel fine settimana o di una cena veloce in settimana, i benefici del riunirsi intorno alla tavola ci sono e sono innegabili. Favorendo i legami e promuovendo emozioni positive, i pasti condivisi, in particolare se ispirati alla dieta mediterranea, hanno il potenziale per migliorare la qualità della vita degli individui e rafforzare i legami all'interno delle comunità".
LA PASTA, SIMBOLO DELLA CONVIVIALITÀ, RICORDA AL CERVELLO I MOMENTI FELICI PASSATI INSIEME -
se la dieta mediterranea è il modello alimentare della convivialità, a maggior ragione il suo piatto simbolo non può essere che la pasta. Dal pranzo della domenica alla cena della vigilia di Natale, fino alla spaghettata di mezzanotte non esiste ricorrenza od occasione condivisa in cui questo piatto non sia protagonista. Secondo il Prof. Vincenzo Russo “mangiare pasta provoca nell’individuo uno stato emotivo-cognitivo positivo con risultati uguali, se non addirittura superiori, rispetto a quelli registrati con tecniche neuroscientifiche, dell'ascolto della musica preferita o dell'assistere a una manifestazione sportiva della squadra del cuore" Infatti, uno studio realizzato dal Centro di Ricerca di Neuromarketing “Behavior & Brain Lab” dell’Università IULM ha dimostrato che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici, in particolare quelli legati alla famiglia.