Andrea Favero, accusato dell'omicidio della compagna Giada Zanola, resta in carcere per omicidio volontario aggravato. Il 39enne, fermato dalla polizia di Padova, si è avvalso davanti al gip della facoltà di non rispondere. Il giudice, nell'interrogatorio di garanzia, non ha convalidato il provvedimento di fermo di indiziato di delitto, ritenendo non vi siano i presupposti del pericolo di fuga. Tuttavia ha accolto il restante impianto accusatorio della procura, ritenendo sussistano "gravi, precisi e concordanti" indizi di colpevolezza emettendo così una nuova ordinanza di custodia cautelare.
Niente domiciliari per Favero -
Niente arresti domiciliari per Favero. La difesa ha chiesto un'attenuazione della misura più afflittiva del carcere, decisa dal pm al momento del fermo per omicidio volontario. L'istanza avanzata al termine dell'udienza di convalida non è stata accolta dal gip, che ha tramutato il provvedimento di fermo in una nuova ordinanza di custodia in carcere.
Eseguita l'autopsia sul corpo della giovane -
E' terminato poco prima delle ore 20 di venerdì sera l'esame autoptico eseguito all'istituto di medicina legale di Padova sul corpo di Giada Zanola. Il medico legale, prof Marco Terranova, ha effettuato il prelievo di tessuti per eseguire gli accertamenti tossicologici e non ha dato anticipazioni sui primi riscontri dell'esame. All'autopsia hanno partecipato anche i consulenti di parte, della difesa di Andrea Favero, accusato dell'omicidio, e della famiglia della vittima. I dati tossicologici saranno importanti anche per appurare se Giada Zanola sia stata magari stordita, con farmaci o altre sostanze, prima della morte, o avvelenata pian piano, come lei stessa aveva confidato alle amiche di temere.
Il delitto sul cavalcavia -
L'omicidio è avvenuto all'alba del 29 maggio quando, sull'autostrada A4, è stato trovato il corpo della donna, travolta dai veicoli in transito a Vigonza. Giada sarebbe stata buttata dal cavalcavia dal compagno, che l'avrebbe fatta precipitare sull'asfalto da un'altezza di 15 metri. Inizialmente si era pensato a un suicidio. Ma, nel suo confronto con i poliziotti, il 39enne sarebbe crollato ammettendo parzialmente le sue responsabilità.